martedì 3 ottobre 2023

Giornata della memoria e dell'accoglienza

 

Un pensiero mesto,  al termine della ricorrenza odierna.

Sono state 368 le vittime della tragedia di Lampedusa, avvenuta il 3 ottobre 2013. Se ne è parlato molto oggi, in concomitanza con la "Giornata di memoria e di accoglienza" stabilita per legge nel 2016.

Di memoria si è parlato molto, senza dimenticare che prima e dopo la catastrofe di allora, di momenti altrettanto drammatici se ne sono verificati tanti, si parla di 27.000 morti nel Mediterraneo negli ultimi dieci anni. 27.000 persone, ciascuna delle quali soggetto unico e irripetibile. 27.000 sorelle e fratelli, colpevoli solo di cercare una vita migliore, di fuggire dalla fame, dalle guerre, dalle persecuzioni decise dal Nord del Mondo e pagate dal Sud. 27.000 nomi e cognomi, reti di relazioni familiari e amicali, gioie e dolori, speranze e delusioni. 27.000, uno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette, otto, nove, deici, unidici, dodici,..................

Il Papa ha sintetizzato il tutto con una sola parola: "Vergogna". Ma "vergogna" per chi? Per un'Europa incapace da decenni di assumere una posizione comune e di attuare un piano sostenibile di coordinamento del lavoro, reperimento della casa, facilitazione dei ricongiungimenti familiari. Per un'Italia divisa tra fallimentari politiche del centro sinistra e del centro destra, entrambi paralizzati dalla paura di aprire le frontiere, decisi a "difendere i propri confini" da eserciti di poveri che hanno speso tutto ciò che avevano per darlo ad altri poveracci poco meno sfortunati dei primi, manovrati a proprio piacimento e senza alcun deterrente dalle mafie internazionali. Per chi vuole impedire il salvataggio in mare di tanti naufraghi aiutati anche dalle encomiabili organizzazioni non governative. Per chi gira la testa dall'altra parte e fa finta di non accorgersi di nulla, sia di ciò che accade nel mare che di quello che avviene sulla rotta balcanica, compresi gli incredibili, gelidi bivacchi presso la Casa Rossa di Gorizia che si appresta a festeggiare nella stessa piazza il tutto esaurito per l'arrivo di Patty Smith. Vergogna per ciascuna e ciascuno di noi, forse anche per lo stesso Pontefice e la Chiesa cattolica da lui guidata, perché se tutti ci si fosse impegnati di più, oggi i morti non sarebbero 27.000 e i sopravvissuti non sarebbero rinchiusi in Centri per il Rimpatrio orribili come quello di Gradisca d'Isonzo, dove le sbarre di ferro disseminate ovunque sono molto più inquietanti di quelle che si costruiscono al circo per impedire la fuoriuscita delle bestie. 

Per questo la Giornata di oggi, pur indispensabile per la memoria, non è triste soltanto perché si ricordano tanti morti, ma anche perché all'orizzonte non si vedono motivi di speranza. Perfino l'accoglienza diffusa, con il sistema sprar/siproimi/sai sembra voler essere cancellata dalla costruzione di nuovi enormi hotspot, disumani e costosissimi. Sembra che solo il settore non governativo e il mondo del volontariato tentino di alleviare la sofferenza dei nuovi arrivati. Le istituzioni non sanno che pesci pigliare, giungendo perfino a dichiarare la propria totale impotenza: "se offro un tetto ai cento che questa notte dormono all'addiaccio sotto la pioggia, domani ne arriveranno duecento. Meglio lasciarli in queste condizioni, sarà un deterrente per chi non si è ancora messo in viaggio". Sì, è stato detto anche questo... 

Ecco tutto, ecco perché trovo difficile celebrare questa "Giornata" senza rischiare l'ipocrisia di quel "mai più!" che risuona molto spesso come una formula autoassolutoria che non giova a nulla, neppure a confortare la propria coscienza.

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