Non nominare il nome di Dio! "Invano", ci insegnavano da piccoli, quando si andava al catechismo per preparare la prima confessione. Quell'"invano" riusciva a trasformare la potenza di un principio straordinariamente importante nell'ottusità di un invito pseudomorale a evitare il turpiloquio.
In realtà il "comandamento", o meglio la "parola" incisa secondo la tradizione ebraica nelle tavole di pietra consegnate sul monte Sinai a Mosè, vuole ricordare all'uomo che Dio è il "totalmente altro" (come proposto soprattutto dalla teologia protestante)e che quindi nessuno - ma proprio nessuno! - si può permettere di trascinarlo dentro gli angusti spazi della ragione, condizionata dallo spazio e dal tempo. La fede autentica non ritiene che Dio "c'entri" con nulla di ciò che appartiene alla natura e alla storia, regni nei quali il dominio è affidato alla casualità degli eventi e, per ciò che concerne l'esperienza umana, alla responsabilità delle scelte determinate dalla libertà della coscienza.
Quante guerre, violenze e sofferenza di ogni sorta sarebbero state evitate dalla consapevolezza dell'inaccessibilità di Dio alle misere strategie umane! Quante vite sarebbero state salvate se non ci fosse stato qualcuno ad agitare il crocifisso o a impugnare i passi della Bibbia e del Koran per gridare "in nome di Dio" o per far sapere agli "altri" che "Dio è con noi". Terribili dittature, guerre mondiali, leggi razziste sono state emanate nel nome di quel "Dio Patria Famiglia", assurdamente di nuovo evocato da Meloni e Orban nel loro recente incontro.
Dio non c'entra con la destra, ma non c'entra neppure con la sinistra. Non c'è alcun bisogno di "difendere Dio" da una parte, ma neppure dall'altra. Meloni e Orban, come prima Mussolini e tanti altri, non sbagliano tanto perché ritengono di sapere che cosa voglia Dio, ma perché lo nominano invano, pensando di poter esserne interpreti, piegando religione e scritture alla loro parziale e fragile ragione. Lo stesso accade dalla parte opposta, quando si rintuzzano Meloni e Orban sostenendo una diversa interpretazione, come se fosse possibile dire chi ha con sé Dio e chi invece non l'ha. Nel nome del Vangelo sono stati perpetuati orribili delitti e nel nome del Vangelo sono state edificate meravigliose opere di solidarietà e di condivisione.
Chi interpreta giusto e chi interpreta sbagliato? Nessuno lo può sapere. Per questo è meglio accogliere il "comandamento" ed evitare di trascinare Dio dentro ciò che è soltanto degli uomini. E impegnarsi in ogni modo possibile, nell'alleviare l'immenso dolore che alberga nel mondo, nel custodire tutto ciò che esiste e appartiene a ogni essere vivente, nel servire ogni persona, soprattutto chi è più fragile, debole e sofferente, nel costruire con le proprie forze un sistema sociale che sia veramente incentrato sulla giustizia universale, sulla pace tra i popoli e sulla salvaguardia del bene e dei beni comuni.
In tutto ciò, Dio non c'entra.
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