lunedì 14 agosto 2017
Parole come fucili
La violenza del linguaggio anticipa e accompagna quella fisica. Ciò vale ovunque e l'innalzamento del livello di ingiuria e minaccia proposto non solo dai social network, ma anche dal dibattito politico e dalle schermaglie diplomatiche internazionali, è veramente molto preoccupante. La tragica notte dei cristalli è stata anticipata da una campagna antisemita che ne ha costituito il prodromo e l'orribile giustificazione così come la seconda guerra mondiale è stata anticipata da parole sempre più inclini alla distruzione di qualsiasi avversario. Oltre che inquietanti, le parole che si leggono oggi, soprattutto nei commenti ai post sui social, sono un terribile, tollerato invito alla violenza contro gli stranieri, contro chi difende i loro diritti, contro le donne, contro gli omosessuali, contro gli avversari politici... Per non parlare degli insulti a distanza fra Trump e Kim Jo Un, delle loro crescenti minacce volte a terrorizzare il mondo per un possibile conflitto planetario innescato da due incoscienti. Le parole insomma sono pietre, oggi anche bombe e forse bombe atomiche. Ha ragione (su questo) la presidente della Camera Laura Boldrini, è indispensabile frenare questa deriva del linguaggio, anche perché i segnali di trasformazione dalla violenza verbale a quella fisica sono già presenti e forse, purtroppo, potrebbe essere già fin troppo tardi.
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