La Striscia di Gaza è un territorio molto piccolo, 365 kmq, abitato da quasi 2.500.000 persone. Per rendersi conto delle dimensioni, l'ex provincia di Gorizia, una delle meno estese in Italia, conta 466 kmq ed è abitata da meno di 140.000 cittadini.
Già dalla cartina annessa, tratta dall'interessante e toccante volume di Nandino Capovilla e Betta Tusset, Sotto il cielo di Gaza, si può intuire che la situazione attuale non è il frutto dei tragici eventi del 7 ottobre 2023, ma di un'irrisolta questione politica e sociale.
Non c'è un libero accesso al mare, un altissimo muro circonda l'intero confine con Israele, la frontiera con l'Egitto è quasi insormontabile, il terreno è desertico, non si possono costruire industrie, non si può fuggire dall'enclave, un terzo della popolazione è costituita da profughi da altre zone altrettanto devastate.
Come è possibile sopravvivere in queste condizioni? Come trovano il pane quotidiano milioni di esseri umani ai quali è preclusa qualsiasi possibilità di lavoro, di impegno, di contatto con chi vive al di là della barriera di separazione? Come cercare di attirare l'attenzione del mondo, quando i media planetari sono ingaggiati per presentare un unico punto di vista sul reale?
Gli atti odiosi connessi a una guerra interminabile, praticamente a senso unico, hanno portato alla morte di decine di migliaia di persone. "C'è stato un bombardamento anche questa notte, una cinquantina le vittime palestinesi" - gracchia la radio suscitando qualche istante di tristezza nell'automobilista concentrato. Una cinquantina di esseri umani ha finito violentemente la sua vita, non c'è più, è sprofondata nel nulla. E così ogni giorno, ogni notte... Un terrore continuo, fine pena mai.
E poi la storia della dottoressa di Gaza che ha perso in un solo colpo 9 dei suoi 10 figli, l'ultimo nato solo qualche mese fa. E poi le immagini della bambina che quasi con calma rassegnata cerca di lasciare la sua scuola in fiamme. E le case azzerate dai bombardamenti, gli ospedali sventrati, i centri di raccolta colpiti, i mercati distrutti, gli aiuti umanitari impediti...
Qui non c'entrano niente la Shoah o i diritti degli ebrei, la catastrofe dei campi di sterminio è una macchia che oscura la storia dell'umanità e come tale resterà nella memoria per sempre. Qui c'entra la miopia di un governo fascista - anche se votato a maggioranza dagli israeliani - quello di Netanyahu e la soggezione dei potentati del mondo, incapaci di mediare una pace giusta e duratura.
E' terribile sentirsi impotenti, in questa situazione. Non servirà forse a molto, ma il grido di protesta popolare può forse essere l'unico strumento utilizzabile per cercare di cambiare le cose. Sempre che si sia ancora in tempo, perché non è difficile prevedere che questa drammatica instabilità possa risvegliare forme di violenta reazione - o di resistenza, dipende dai punti di vista - in grado di coinvolgere obiettivi sensibili e civili in tutto il cosiddetto Occidente.
Che ci si fermi, finché si è in tempo!