domenica 5 maggio 2024

Il link alla magica serata del Kulturni dom: hvala, grazie!

Gorici, due città in una
Un post anomalo e più personale del solito. In un periodo così pieno di preoccupazioni, è stato bello trascorrere una sera dialogando su come sia possibile l'impossibile, cioè sulla trasformazione di un territorio insanguinato da tante guerre in uno spazio di pace e convivenza, dove ciascuno - con le sue peculiarità linguistiche e culturali - possa veramente sentirsi a casa propria. Evropska prestolnica kulture, Capitale europea della cultura, cioè della pace, dell'accoglienza, della giustizia, della sororità e fraternità universali.

Venerdì scorso, 3 maggio, al Kulturni dom di Gorizia c'è stata la prima presentazione dei libri Gorizia Nova Gorica due città in una (Ediciclo) e Gorica Nova Gorica povezani mesti (ZTT).

E' stata una serata magica per le parole condivise, la presenza straordinaria di tantissime persone attente e partecipi, le riflessioni scaturite dalle parole espresse.

Come non scrivere un grandissimo GRAZIE, HVALA, anche in queste Storie Viandanti. Grazie agli ideatori, Pia Lešnik, Boris Peric e Igor Komel. Grazie agli editori Martina Kafol e Vittorio Anastasia con tutti i loro bravissimi collaboratori che hanno curato la grafica, la cartografia, la correzione delle bozze e la diffusione. 

Grazie a Mattia Vecchi al quale si devono quasi tutte le fotografie, tra le quali quella splendida in copertina. Grazie ad Anja Mugerli e ad Angelo Floramo per le loro partecipi e avvincenti prefazioni. Grazie per le prime presentazioni nel mese di maggio e l'incoraggiamento di Romina Kocina e Marko Marinčič (Gorizia, 3 maggio), di Stojan Pelko e Boris Peric (Nova Gorica, 6 maggio, Knižnica Bevk, ore 18), di Barbara Urizzi (Udine, 12 maggio, Libreria Feltrinelli, ore 17), di Nevio Costanzo (Latisana, Agriturismo Albafiorita, ore 18) e di Klavdija Figelj (Nova Gorica, 30 maggio, Libreria Maks, ore 18). 

Un ulteriore e speciale grazie naturalmente a Pia Lešnik che ha tradotto il testo e lo ha sapientemente adattato al lettore sloveno. Un grazie grande ai giornalisti, a coloro che hanno curato e curereranno le recensioni. Ovviamente infine, un grazie a tutte e a tutti, a ciascuna e ciascuno:  con la loro presenza hanno reso e renderanno più interessanti gli incontri di presentazione. 

Un particolare grazie a Nevio Costanzo che ha registrato la serata del Kulturni e l'ha resa disponibile sul web. Chi è interessato, trova il tutto clikkando sul link: https://youtu.be/g2jIEp70VFI

giovedì 2 maggio 2024

Largo ai giovani...

 

Tanti giovani. Le manifestazioni del Primo maggio hanno visto la partecipazione di tanti giovani. In tutto il mondo le nuove generazioni si mobilitano. Ci sono, con non troppo entusiasmo, nelle celebrazioni annuali organizzate dai vari establishment. Ma sono presenti ed efficaci soprattutto in quelle "fuori programma", promosse da loro ma aperte a tutti, dai capelli biondi o neri a quelli grigi e bianchi.

Sono studenti degli ultimi anni di quelle che un tempo si chiamavano scuole superiori, universitari, ragazzi che si affacciano per la prima volta al mondo del lavoro. 

Cantano, gridano slogan, camminano portando con sé la voglia di vivere. Chiedono un mondo migliore, il rispetto per la Natura, la normalità dell'incontro tra persone che provengono da ogni parte di un mondo senza confini, la tutela dei diritti di ogni persona, il lavoro sicuro per tutti, il giusto salario, la fine di ogni guerra.

Desiderano un futuro, quello che sentono minacciato dalle dinamiche di una politica asservita ai poteri forti dell'economia e della finanza. Non accettano i compromessi delle cosiddette destre e sinistre, chiedono di poter vivere ed essere protagonisti nel cambiamento del Mondo. Identificano il grande nemico nell'attuale fase del capitalismo mondiale, nell'imperialismo del denaro e degli interessi che avviliscono la dignità dell'uomo e guidano il Pianeta in un mare di ingiustizia e di sopraffazione.

La loro aspirazione alla libertà, la lotta contro ogni violenza, il chiamare per nome i genocidi e le prese di posizione senza infingimenti provocano. E il Potere reagisce con i suoi soliti sistemi, già visti e riconosciuti a Genova nel 2001: l'infiltrazione di provocatori nelle manifestazioni pacifiche in modo da disinnescarne la carica autenticamente rivoluzionaria, i manganelli usati senza limiti (anche in Italia), le intimidazioni di ogni genere e, in alcune parti del mondo solo per portare qualche esempio, la diretta eliminazione delle manifestanti (Iran), la sparizione dei ricercatori della verità (l'Egitto del caso - non certo unico! - di Giulio Regeni), la carcerazione preventiva illimitata (Ilaria Salis in Ungheria e migliaia di altri ovunque). 

L'esuberanza di chi grida per farsi sentire in un mondo adulto che si dimostra sordo può dare fastidio. Il disagio è accresciuto dal fatto che negli ultimi decenni, soprattutto dopo il soffocamento del "nuovo mondo possibile" all'inizio degli anni 2000, non si erano più visti cortei di questo genere. Il paragone più calzante potrebbe essere quello del mitico '68. La novità di quella primavera è stata sostituita dall'afosa estate del tempo in cui quei ragazzi sono diventati vecchi e hanno spesso dimenticato, perfino rigettato quegli orizzonti di ingenua speranza.

Ora i giovani si fanno di nuovo sentire. Non è che si debba per forza dare loro ragione su tutto. Quello che è veramente indispensabile è ascoltarli e, per quanto possibile, stare accanto a loro. Non si tratta di "guidarli", ma di essere vicini, di sostenerli con convinzione nella forza del loro desiderio. E' la loro ora, facciamoci saggiamente un po' da parte e lasciamo che siano essi i protagonisti del loro e del nostro destino.

mercoledì 1 maggio 2024

Buon Primo Maggio, Živel 1. maj

 

Kresovanje a Rožnik, Ljubljana
Prima di tutto, BUON PRIMO MAGGIO!

Živel 1. maj, viva il Primo Maggio: così si dice e si scrive in Slovenia, dove si celebra la ricorrenza con una serie di interessanti riti collettivi. La sera del 30 aprile c'è il "Kresovanje", l'accensione del fuoco è accompagnata da riflessioni culturali e sindacali. Segue la festa  momenti dedicati all'arte e alla musica. E' un evento dai contorni ancestrali, incentrato sull'attrazione magica esercitata dal fuoco, l'elemento rubato da Prometeo a Zeus e portato in dono agli uomini. Insieme alla parola, è il fondamento dello sviluppo della tecnologia, la possibilità di creare e ricreare la realtà, attraverso la trasformazione degli elementi. Attraverso il lavoro, l'Uomo concretizza la sua prerogativa di "essere come Dio".

Tralasciando ora le significative tradizioni che richiamano valori filosofici e teologici, è indispensabile ricordare come attraverso il Lavoro, secondo l'articolo 1 della Costituzione italiana, le persone assumono la dignità di cittadine e cittadini. Con la loro attività, qualunque essa sia, costruiscono la Repubblica, della quale il lavoro è il fondamento. L'immensa dignità attribuitagli dalla magna charta invita a travalicare i confini nazionali e a meditare sulla situazione generale del lavoro. 

Tre parole - tra tante - dovrebbero caratterizzare questo giorno: diritto, sicurezza, salario.

Nel mondo ci sono miliardi di esseri umani che vivono in situazione di schiavitù. Essa è dettata dalla fame e dallo sfruttamento che trasformano il lavoro in supplizio. Le nuove tecnologie, invece di sostenere un miglioramento delle condizioni e una qualità di vita più alta per tutti, moltiplicano le disuguaglianze, provocano ovunque disoccupazione o condizioni dettate da profonda ingiustizia. Intere popolazioni sono costrette a cercare fonti di sopravvivenza lasciando la propria terra e migrando verso Paesi ricchi dove ancora una volta, invece di trovare sostegno e integrazione, incontrano diffidenza, porte chiuse e vessazioni di ogni genere. I padroni del vapore fomentano guerre di poveri che consentono un ulteriore passo verso l'umiliazione della maggior parte dei lavoratori, a vantaggio dell'arricchimento scandaloso dei pochissimi gestori del potere economico. Il diritto al lavoro dovrebbe essere non soltanto proclamato, ma attuato, in tutte le forme che le potenzialità e le risorse attuali del Pianeta potrebbero permettere.

Al diritto si collega immediatamente la questione della sicurezza. Ovunque si ha notizia di incidenti che provocano la morte o il ferimento di tanti lavoratori. La maggior parte di questi eventi è dovuta proprio allo sfruttamento e alla mancata osservanza delle regole. Le normative non mancano, ma vengono troppo spesso disattese, sacrificate alla "necessità" di aumentare in modo illimitato i profitti. In un mondo globalizzato, nell'incrocio fra competenze e responsabilità, la politica - intesa come capacità di affrontare insieme e risolvere i problemi - stenta ad affrancarsi dallo strapotere dell'economia e dai capestri della finanza. L'obiettivo dell'agire umano non è il benestare e il bene essere di ogni Persona, ma l'accrescimento del Capitale a beneficio di una sparuta minoranza, con tutte le conseguenze funeste che tale orientamento prioritario comporta. Il diritto e la sicurezza sul lavoro sono il termometro dell'attuazione e del rispetto dei diritti sociali conquistati a duro prezzo - peraltro in piccole zone del mondo - dalle lotte sindacali promosse e realizzate dai lavoratori. 

Non secondaria è la questione di quello che con espressione antica viene definito il "giusto salario". Come conciliare la crescita complessiva delle disponibilità con paghe sempre più basse, ai limiti della possibilità di sopravvivenza? In Italia e in Europa si cerca di lottare per il diritto al salario minimo e di contrastare il fenomeno del lavoro sommerso. E' una battaglia impari che dovrebbe trovare unite tutte le forze politiche, indipendentemente dagli orientamenti ideologici. Invece sembra di combattere contro i mulini a vento e di percorrere un passo avanti e due indietro, riscontrando anche in questo caso l'allargamento impressionante del divario tra pochi straricchi e un immensa moltitudine di poveri. Da questo incredibile dislivello derivano le guerre, l'inquinamento ambientale e tutte le altre miserie che attanagliano la nostra povera Terra.

E' una fase critica del capitalismo. Dentro i bei momenti tradizionali e festosi che caratterizzano questa Giornata, non si dimentichino i problemi, affinché la celebrazione si prolunghi effettivamente in scelte e in azioni concrete.


mercoledì 24 aprile 2024

25 aprile 1945 - 2024: un augurio e qualche riflessione

Buon 25 aprile. Come ogni anno, sono indispensabili la memoria del passato, l'analisi del presente e la prospettiva per il futuro. Propongo alcune riflessioni, per un necessario confronto. Il testo è lungo e la lettura richiede tempo e pazienza. Un pensiero grato a tutte e tutti coloro che hanno dato la loro vita per la nostra libertà.

Celebriamo oggi la Festa della Liberazione. Celebrare, etimologicamente, significa compiere un atto che prevede il concorso di molta gente. Una festa, parola che proviene sempre dal latino, significa momento di gioia, di profonda letizia. Il concetto di Liberazione deriva dal verbo latino libet, che significa “mi piace”, sono contento perché posso agire secondo il mio desiderio. E, in quanto tale, è il contrario di schiavitù, che significa proprio non essere in grado di poter agire secondo la propria volontà.

Dunque, siamo qua in tanti a gioire insieme perché possiamo vivere in un contesto nel quale siamo liberi di pensare, parlare e agire in modo corrispondente al nostro desiderio.

Ogni festa si colloca sempre in un presente, sospeso tra un passato che la giustifica e un futuro che da essa viene in qualche modo significato.

Per quanto riguarda il passato, la festa della Liberazione è la riproposizione del racconto di ciò che ha dato fondamento e stabilità a quasi 80 anni di storia italiana. Ci si riferisce anzitutto alle partigiane e ai partigiani, che con il loro sacrificio hanno riscattato la vergogna di un’Italia umiliata e vilipesa dal criminale miscuglio di violenza, razzismo e guerra nel quale Mussolini e il regime fascista l’hanno trascinata. Sono donne e uomini che, in particolare dopo l’8 settembre 1943, hanno impegnato la loro vita e spesso versato il sangue, per affiancare chi già stava combattendo contro il nazifascismo e spalancare alle generazioni successive la strada della democrazia, della giustizia e della libertà.

Ogni anno il 25 aprile, data simbolica legata all’insurrezione di Milano, nelle città e nei paesi la gente si incontra per rinverdire il ricordo della Resistenza, ma anche per ribadire la necessità che l’antifascismo sia esplicitamente riaffermato. Il no al fascismo deve essere proclamato con forza, non soltanto come contrasto a un determinato sistema di potere, ma soprattutto a una mentalità che si sta purtroppo diffondendo in modo subdolo e sottile anche tra le pieghe delle istituzioni, attraverso un perverso negazionismo che tende a confinare in un remoto passato ciò che invece da un momento all’altro potrebbe di nuovo manifestarsi. Non si può negare che i riti legati al 25 aprile, nel corso degli anni e soprattutto in Italia, si siano generalmente un po’ appassiti. Da una parte la progressiva scomparsa dei protagonisti della Resistenza ha indebolito l’efficacia di un messaggio particolarmente avvincente, quando trasmesso attraverso la testimonianza diretta. Dall’altra una ventata di revisionismo storico ha portato a idealizzare una falsa idea di riconciliazione, tentando di equiparare perniciosamente vittime e oppressori.

Per quanto riguarda il presente, ci sarebbe quest’anno davvero poca voglia di festeggiare. La festa della nostra Liberazione che coincide con la memoria della fine della seconda guerra mondiale, cade in un momento nel quale la schiavitù e la guerra sembrano parlare con una voce più alta che mai. E’ la schiavitù della fame, dell’analfabetismo, della miseria che attanaglia quattro quinti dell’umanità e che costringe milioni di donne, uomini e bambini a mettersi in cammino alla ricerca di un possibile futuro. Ricevono in cambio ovunque – anche nel nostro sedicente civile Paese - porte chiuse in faccia, respingimenti, reclusioni negli orribili centri per il rimpatrio, veri e propri lager come quello a noi geograficamente vicino di Gradisca. E’ la guerra che si combatte nel mondo da sempre – si parla di circa quaranta conflitti combattuti nel mondo, accompagnati per lo più dal generale silenzio dei media – e che ora ci preoccupa perché sentiamo più vicine le inutili stragi tra Russia e Ucraina, gli attentati sanguinosi di Hamas, il genocidio perpetrato da Israele nei confronti dei palestinesi di Gaza.

Come far sì allora che la festa della Liberazione torni a essere sentita come lo era un tempo? Come far parlare le ragioni dell’antifascismo nell’attuale preoccupante situazione planetaria. Provo a delineare alcune proposte concrete, certamente non scontate e offerte a una discussione che non è mai senza se e senza ma, ma che sempre ci impone di scegliere da che parte stare.

Per rinverdire la forza della festa, è bene dare uno sguardo ai nostri vicini, che ancora la celebrano e vivono con grande intensità, probabilmente perché le conseguenze del fascismo le hanno sperimentate prima di qualsiasi altro movimento di resistenza europeo, a partire dall’incendio del Narodni dom di Trieste nel luglio 1920 e ininterrottamente fino al 1945.  Oltre vent’anni di esplicita persecuzione e cinque di tragedie belliche, hanno lasciato una traccia che è ancora profonda nell’animo delle genti della Primorska e della Benečija. I cori delle comunità slovene, che nel ventennio fascista sono stati spazi di aggregazione e di clandestina libertà, continuano a suscitare emozioni. Le parole hanno lo spessore speciale di chi per tanto tempo è stato maltrattato soltanto perché reclamava il diritto di parlare la propria lingua, al punto da subire, insieme a una vera e propria forma di schiavitù, anche il vilipendio dei propri cognomi e dei nomi dei paesi d’origine. Imparando da loro e più in generale dallo spirito che ha animato in origine la lotta per la Liberazione Jugoslava, con i sogni di unità nella diversità che avevano animato la conferenza di Jajce alla fine di novembre 1943, occorre avere il coraggio della memoria e delle memorie, da difendere anche dai ripetuti tentativi di cancellarla o trasformarla. 

Mi domando, pensando a quell’esperienza che in quella fase iniziale univa comunisti, socialisti, cattolici, ortodossi, protestanti, ebrei e musulmani, non si potrebbe forse rilanciare la conoscenza dei luoghi e delle gesta della lotta di Liberazione, proponendo magari che quell’epopea sia riconosciuta come patrimonio unesco immateriale dell’umanità? Non si possono far cadere nell’oblio i monumenti che ricordano i caduti per la Libertà, gli ospedali partigiani di Franja e di Pavla, le tipografie nascoste tra boschi impenetrabili! Sono segni di un eroismo del quale anche oggi si ha bisogno, per combattere le risorgenti nostalgie neofasciste che sembrano prendere sempre più forza un po’ ovunque.

Per quanto riguarda i diritti dei migranti, occorre aderire con convinzione ai progetti di accoglienza diffusa dei richiedenti asilo che funzionano bene, anzi molto bene, come posso testimoniare avendo realizzato un importante progetto sprar nel periodo in cui sono stato sindaco ad Aiello del Friuli. Portare la presa in carico di piccoli gruppi di persone in seno ai Comuni, con l’aiuto di enti competenti preposti all’azione, significa costruire percorsi di reciproca conoscenza, efficace sostegno e piena integrazione costruttiva tra i nuovi venuti e i residenti storici, in un circolo virtuoso capace di far crescere la comunità civile in modo armonico e, oserei dire, entusiasmante. Non basta dire che si è d’accordo con un umano trattamento delle persone. E’ necessario aderire agli strumenti di liberazione e di coinvolgimento che – un tempo chiamati appunto sprar – oggi portano il nome di Sai, Servizi di Accoglienza e Integrazione.

Riguardo alle guerre, anche qua fare memoria della festa della Liberazione significa ribadire il ripudio della guerra, in tutte le sue forme e dimensioni. La Giornata odierna ci invita a non proclamare sterili invocazioni a una pax generica e insostenibile, ma ad adoperarci in tutti i modi perché immediatamente cessi il fuoco ovunque. Cessi in Ucraina, dove, dopo due anni caratterizzati da decine di migliaia di soldati e civili uccisi, sembra che ci si trovi ancora al punto di partenza. L’Unione europea e gli Stati Uniti sembrano finora non aver trovato nessuna altra strada di soluzione che non fosse l’invio di micidiali armi, la cui conseguenza è stata soltanto quella di un prolungamento a tempo indeterminato del conflitto. E’ urgente che si ascoltino le parole dei pochi saggi che, come papa Francesco, continuano a proporre il negoziato come unica arma in grado di far vincere la guerra alle povere vittime e no agli squallidi interessi dei vari protagonisti di questo tragico teatrino.

Lo stesso vale – a maggior ragione – per il terribile massacro di Gaza. Non si tratta certo di criminalizzare l’ebraismo, al contrario è proprio un antidoto al veleno funesto dell’antisemitismo dichiarare che ciò che sta accadendo a Gaza è inaccettabile. Il carico immane di sofferenza che scaturisce dalla morte di decine di migliaia di persone inermi, tra le quali tantissimi bambini, non può essere né giustificato né compreso, neppure alla luce degli esecrabili attentati di Hamas contro giovani colpevoli solo di trovarsi nel luogo sbagliato nel momento sbagliato. Tacciano subito le armi, vengano rilasciati tutti gli ostaggi, cessi immediatamente il bombardamento sistematico e anche qua, una volta per tutte, ci si sieda intorno al tavolo delle trattative per trovare insieme, con la forza dell’intelligenza e della diplomazia, il bandolo per districare l’aggrovigliata matassa. E’ urgente farlo, ma senza le armi, la cui produzione, vendita e utilizzo fanno sorridere una manciata di approfittatori e getta nel dolore interi popoli.

Rinverdire la Festa della Liberazione significa ritrovare la forza e la convinzione di chi non si sente impotente, di chi crede che è ancora possibile cambiare registro, di chi pensa che l’essere umano ha tutte le potenzialità per trasformare le lance in falci, la vendetta in perdono, la violenza in autentica pace. Abbiamo tutto il diritto e anche il dovere di affermarlo in una terra che per tanti anni ha visto scorrere fiumi di sangue sulle nostre colline e montagne, ma ora si appresta a diventare addirittura capitale europea della Cultura. Dedichiamo ai partigiani sloveni e italiani questo straordinario onore che l’Europa riserva a Nova Gorica con Gorizia e tutti i comuni vicini. Lo dedichiamo a loro, perché siamo certi che sia questa cultura dell’amicizia, della reciproca comprensione, della valorizzazione delle diversità, l’obiettivo che si prefiggevano quando combattevano e quando morivano per tutti e per ciascuno di noi.

Viva la Resistenza, vivano i partigiani, vivano la giustizia, la pace e la libertà.

domenica 21 aprile 2024

Gorizia e Nova Gorica, povezani mesti, due città in una

 

Ed eccolo! 

Pensato nell'autunno del 2022 davanti a un caffè, durante una chiacchierata con Boris Peric, ha preso una prima forma grazie a Martina Kafol, responsabile di Založništvo tržaškega tiska (ZTT), l'editrice slovena di Trieste.

Poi c'è stato l'incontro, all'ombra del campanile di Aquileia, con Vittorio Anastasia, direttore di Ediciclo ed è nata una singolare e straordinaria condivisione d'intenti. E' stato un bel segno, significativo di come l'amicizia tra le persone coinvolga le istituzioni e possa portare e una collaborazione efficace e fruttuosa.

Il libro propone e racconta otto itinerari goriziani, rigorosamente senza confini, da percorrere possibilmente in bicicletta e a piedi, alla scoperta dell'incrocio di lingue e culture che caratterizza ogni angolo del territorio. E' pubblicato contemporaneamente in edizione italiana (Ediciclo) e slovena (ZTT), quest'ultima con la traduzione e l'adattamento di Pia Lešnik. La redazione e il coordinamento editoriale sono stati curati da Martina Kafol e Lorenza Stroppa, il progetto grafico è dello Studio Link di Trieste e la cartografia di Noemastudio di Ferrara. Quella in copertina e le altre numerose fotografie sono opera di Mattia Vecchi, con tre sole eccezioni. L'editing del testo italiano è di Francesca Ferrua, mentre la rilettura critica per quello sloveno è di Nives Mahne Čehovin.

Da sottolineare sono anche le due prestigiose prefazioni, proposte da Anja Mugerli e da Angelo Floramo.

Il libro sarà in vendita nelle librerie dal prossimo venerdì 3 maggio, quando, alle ore 18, sarà presentato al Kulturni dom di Gorizia. Con l'autore e la traduttrice dialogheranno Romina Kocina, direttrice del GECT/EZTS e il giornalista Marko Marinčič, coordinati dal presidente del Kulturni dom Igor Komel. L'appuntamento successivo sarà presso la Biblioteca Knižnica Bevk a Nova Gorica, lunedì 6 maggio, sempre alle 18, con la partecipazione di Stojan Pelko, responsabile dell'attuazione dell'EPK GO2025 e dello stesso ideatore del tutto, Boris Peric, presidente di KB1909. E' prevista anche una finestra nell'importante cornice della rassegna udinese Vicino/Lontano, con la presentazione del libro presso la Libreria Feltrinelli, domenica 12 maggio alle ore 17, con introduzione della giornalista Barbara Urizzi.

A tutti coloro che, in un modo o nell'altro, hanno collaborato, così come a chi diffonderà, acquisterà e utilizzerà il libro per percorrere le strade di "Gorici" (espressione duale che in sloveno sta per "le due Gorizia"), giunga un profondo, convinto e assai sincero GRAZIE!

Sotto il Sabotino, con il pensiero a Dario Stasi

 

E' stato un bel modo per ricordare Dario, quello realizzato sabato scorso. L'edizione primaverile del Libro delle 18.03 ha previsto infatti un'uscita a Solkan, in linea con i contenuti del suo bel testo "Intorno a Gorizia".

Quaranta persone si sono incontrate al Centro Kajak. Hanno ascoltato una breve e intensa riflessione di Agostino Colla, presidente dell'Associazione Isonzo Soča. Ricordando l'amico, ne ha tratteggiato il carattere, i tanti obiettivi raggiunti e i sogni ancora rimasti nel cassetto. Con un carattere forte e un'indomita creatività, Dario Stasi è stato un vero costruttore di pace, che ha collaborato con entusiasmo a "demolire muri e costruire ponti". 

L'espressione, ormai divenuta quasi sintetico programma politico e sociale, è stata ben inserita in un luogo caratterizzato proprio da tre bei ponti. Il momento commemorativo è stato tenuto all'ombra della nuova passerella ciclopedonale costruita dal GECT/EZTS in vista del 2025. Si è poi percorso lo spettacolare sentiero sotto il viadotto "di Osimo", per raggiungere e sostare sotto la ferrovia Transalpina, contemplando l'arco di pietra più grande del mondo. Nel frattempo, l'Isonzo con i suoi colori ha dato il meglio di sé per alleviare la gioiosa fatica dei viandanti.

Molto interessante è stata la visita al Mizarski muzej, dove i gestori hanno riservato una calorosa accoglienza e hanno svelato la straordinaria storia dei falegnami di Salcano, un tempo artigiani di fama internazionale. Un pensiero al tempo che fu ha accompagnato i sorprendenti numeri: a fine '800 erano 350 le botteghe artigiane nel paese, nel 2024 ne è rimasta solo una, accanto a tanti ricordi opportunamente evidenziati dall'associazione che promuove e tutela la memoria di questa particolare vicenda sociale.

C'è stato il tempo per visitare altri luoghi caratteristici, la colonna all'inizio del sentiero percorso una volta dai pellegrini che salivano a Sveta Gora (Monte Santo), le fontane dedicate all'Isonzo nelle piazze, la chiesa di Santo Stefano con il ricordo del millenario dalla prima menzione del "Castellum Siliganum", il toccante monumento ai caduti partigiani. Insomma, è stato un breve percorso che ha consentito la conoscenza di luoghi geograficamente vicini, spesso attraversati ma poco conosciuti, come hanno rilevato i partecipanti che hanno concluso la gita con un piacevole "kosilo" presso la gostilna di Sveta Gora, salutati da un affascinante raggio di sole a illuminare il Triglav.

Qualcuno alla fine ha detto che "Dario Stasi avrebbe apprezzato questo modo di ricordarlo". E' una sintesi efficace di una bella mattinata in un lembo della capitale europea della Cultura.

mercoledì 17 aprile 2024

A Solkan, sabato alle 10.03, ricordando Dario Stasi

 

Sabato 20 aprile ricordiamo Dario Stasi. E' stato un precursore delle idee e delle prospettive che oggi sono prerogativa della capitale europea della Cultura. Tra i tanti suoi impegni a favore delle persone che abitano nel goriziano, non si possono dimenticare i cartelli esposti in piazza Travnik e ai Giardini di Gorizia con 40 luoghi significativi, gli oltre 120 numeri della rivista Isonzo Soča, le iniziative di ogni tipo sul confine e i piacevoli libri che hanno permesso a tanti di conoscere spazi e tempi inediti del territorio.

Indimenticabili sono anche le "uscite", in una Nova Gorica e in una Slovenija ancora non entrate ufficialmente nell'Unione europea, come pure ad Aquileia e paesi limitrofi.

Il Libro delle 18.03 ha ritenuto di fare memoria di un amico così prezioso, nel modo che forse Dario avrebbe maggiormente apprezzato, cioè camminando, alla ricerca di orizzonti nuovi, anche se molto vicini alle nostre ordinarie abitazioni.

E così si va a Solkan (Salcano), trovandosi alle 10.03 al centro Kajak, presso il nuovo ponte della bella ciclabile che unisce il paese a Plave. Si costeggerà l'Isonzo Soča, lungo il breve e un po' accidentato cammino sotto i tre ponti e si raggiungeranno i campi sportivi della Žogica. Si visiterà poi, con adeguata guida, il museo della falegnameria e si contemplerà il murale che rappresenta l'arrivo dei Tolminotti a Gorizia, proprio quelli che grazie a un'iniziativa di Dario vengono ricordati, con la loro rivolta, in una significativa lapide in piazza Travnik/Vittoria.

La meta successiva sarà la chiesa di Santo Stefano con la sua centa e le memorie longobarde. Si osserveranno i monumenti alla Soča e le molte memorie lapidarie che si trovano un po' ovunque nel centro del paese. Il monumento ai partigiani caduti, con la commovente scultura di Nemec, sarà un altro insostituibile punto di sosta, prima di rientrare verso  l'Isonzo attraverso  le vie meno note di Solkan.

Al termine della camminata si riprenderanno le automobili per salire a Sveta Gora/Monte Santo, dove dopo una breve visita al Santuario, è previsto un momento di piacevole scambio di opinioni intorno a un immancabile "kosilo" presso la locale gostilna.