L'unico confine da difendere è quello che separa l'umanità dalla disumanità.
Quella scatenata contro i migranti è una vera guerra. Non lo è perché qualcuno armato stia minacciando l'Italia e abbia assembrato carri armati e truppe d'assalto per impadronirsi dello Stato.Lo è perché il Governo ha ritenuto di "difendere i confini", impedendo con tutti i modi possibili a migliaia di poveri che fuggono da fame guerra e persecuzioni di raggiungere il Bel Paese.
Salvini, accusato di aver sequestrato oltre cento persone su una nave al largo nel Mediterraneo, afferma di averlo fatto per difendere i confini. Meloni, smessi i panni del feroce condottiero militare che istituisce un impossibile blocco navale, utile solo a raccogliere facili consensi elettorali, difende i confini trattando con assai loschi governi del NordAfrica, versando abbondante denaro in cambio del trattenimento dei migranti nei campi di concentramento. La stessa, per difendere i confini, escogita l'affare Albania, dilapidando un miliardo di euro per deportare qualche centinaio di persone fuori dai confini dell'Italia e dentro quelli del Paese delle aquile. La stessa, insieme al Governo, inventa da un giorno all'altro un Decreto Legge per stabilire - non si sa con quali criteri - quali siano i Paesi sicuri e quelli insicuri nel mondo, naturalmente, sempre "per difendere i confini".
Nel frattempo, ormai da quasi un anno, per difendere i confini è stato sospeso il trattato di Schengen e sono stati ripristinati i controlli di polizia sui vecchi valichi, dove occorre rallentare o fermarsi all'ALT per dimostrare di non essere terroristi. No, ovviamente non per questo, ma per impedire ai poveri di oltrepassare i ritornati sacri confini della Patria.
L'altra scusa è "per fermare i trafficanti di persone". Meloni sa bene, come lo sanno tutti quelli del suo Governo, che anche questa è una sciocchezza. Non sono certo i conducenti di navi fatiscenti che per una miseria rischiano la vita con i loro compagni di viaggio a gestire i traffici di persone. Insieme alle armi e alla droga, è una delle più fiorenti entrate delle mafie internazionali, quelle, per intenderci, che nessuno Stato e Potenza militare al mondo è in grado oggi di affrontare senza uscirne con le ossa distrutte. L'unico modo per sottrarre alle mafie la gestione delle migrazioni è quello di produrre, a livello europeo e nazionale, mirate ed efficaci politiche del lavoro, della casa, dei ricongiungimenti familiari. E' la scelta dell'accoglienza invece che del rifiuto, quella della reciproca integrazione invece della paura dell'assimilazione, del dialogo costruttivo tra diverse culture invece della chiusura nelle proprie ideologiche roccaforti medievali.
E' un rischio? Forse è invece un'alternativa allo svuotamento di senso che sta dilapidando l'Europa di risorse e di persone. E forse è la prova della verità di ciò che, secondo alcuni che lo avevano conosciuto, diceva un tipo vissuto circa duemila anni fa: "Chi vorrà salvare la propria vita (leggi i propri privilegi, ricchezze, egoismi, confini da difendere, ecc.) la perderà, chi sarà disponibile a perderla (falso concetto di identità, primati e priorità, lusso, ecc.), la salverà (in una nuova meravigliosa dimensione di interrelazione e non di chiusura)".
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