Tanti, in questi giorni, dicono: "Buona Pasqua, nonostante tutto".
E' un'affermazione essenzialmente contraddittoria, al contrario forse quest'anno c'è la possibilità di comprendere quale sia il messaggio della Pasqua dei cristiani.
La Risurrezione è un mistero della fede, anche i racconti evangelici preferiscono allontanarsi dal percorso della razionalità per avventurarsi nello spazio inesplorabile del simbolo interiore.
In ogni caso, come in ogni ri-nascita, si presuppone la morte, sia quella di Osiride, di Mitra o più semplicemente quella della natura in ogni primavera.
La Risurrezione non avviene "nonostante la morte", ma proprio "attraverso la morte". Non a caso la liturgia cristiana congiunge in un unico atto la sera della memoria (giovedì santo), la contemplazione della croce (venerdì santo), il grande silenzio (sabato santo) e l'annuncio gioioso della nuova Vita, la notte pasquale.
Quindi l'augurio di "Buona Pasqua" quest'anno si configura come speranza di rinascita "dentro" la sofferenza del tempo presente. Ciò è stato sempre chiaro nei luoghi in cui le festività pasquali sono state celebrate dove dilagano le malattie, le guerre, le morti per fame e per stenti. La Pasqua era un grido di speranza e nel contempo un'inascoltata invocazione di aiuto.
C'è voluto un virus che si è diffuso nelle terre dell'opulenza per riscoprire il vero senso di questa festa, la gioia non "nonostante", bensì "dentro" la normalità della vita e della morte.
Ma forse anche questa sveglia non è sufficiente, se per i poveri Cristi sull'Alan Kurdi non c'è un porto sicuro che li accolga. E' lì, sul Mare Mediterraneo, il Triduo Pasquale 2020, nella speranza che a quel lungo venerdì santo succeda quanto prima la domenica dell'accoglienza e della liberazione.
Parole "sante" ... ;-)
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