mercoledì 17 aprile 2024

A Solkan, sabato alle 10.03, ricordando Dario Stasi

 

Sabato 20 aprile ricordiamo Dario Stasi. E' stato un precursore delle idee e delle prospettive che oggi sono prerogativa della capitale europea della Cultura. Tra i tanti suoi impegni a favore delle persone che abitano nel goriziano, non si possono dimenticare i cartelli esposti in piazza Travnik e ai Giardini di Gorizia con 40 luoghi significativi, gli oltre 120 numeri della rivista Isonzo Soča, le iniziative di ogni tipo sul confine e i piacevoli libri che hanno permesso a tanti di conoscere spazi e tempi inediti del territorio.

Indimenticabili sono anche le "uscite", in una Nova Gorica e in una Slovenija ancora non entrate ufficialmente nell'Unione europea, come pure ad Aquileia e paesi limitrofi.

Il Libro delle 18.03 ha ritenuto di fare memoria di un amico così prezioso, nel modo che forse Dario avrebbe maggiormente apprezzato, cioè camminando, alla ricerca di orizzonti nuovi, anche se molto vicini alle nostre ordinarie abitazioni.

E così si va a Solkan (Salcano), trovandosi alle 10.03 al centro Kajak, presso il nuovo ponte della bella ciclabile che unisce il paese a Plave. Si costeggerà l'Isonzo Soča, lungo il breve e un po' accidentato cammino sotto i tre ponti e si raggiungeranno i campi sportivi della Žogica. Si visiterà poi, con adeguata guida, il museo della falegnameria e si contemplerà il murale che rappresenta l'arrivo dei Tolminotti a Gorizia, proprio quelli che grazie a un'iniziativa di Dario vengono ricordati, con la loro rivolta, in una significativa lapide in piazza Travnik/Vittoria.

La meta successiva sarà la chiesa di Santo Stefano con la sua centa e le memorie longobarde. Si osserveranno i monumenti alla Soča e le molte memorie lapidarie che si trovano un po' ovunque nel centro del paese. Il monumento ai partigiani caduti, con la commovente scultura di Nemec, sarà un altro insostituibile punto di sosta, prima di rientrare verso  l'Isonzo attraverso  le vie meno note di Solkan.

Al termine della camminata si riprenderanno le automobili per salire a Sveta Gora/Monte Santo, dove dopo una breve visita al Santuario, è previsto un momento di piacevole scambio di opinioni intorno a un immancabile "kosilo" presso la locale gostilna.

lunedì 15 aprile 2024

De Giusti e Fornasaro ad Aquileia, mercoledì alle 18.03

 

Mercoledì 17 aprile, alle ore 18.03, Lorenzo De Giusti e Franco Fornasaro realizzeranno una presentazioni incrociata dei loro libri, "Tre - Storie di Bosnia, Slovacchia e Albania" e "Sconfinare per sopravvivere".

La personalità dei due autori e la loro competenza sono una garanzia dell'assoluto interesse di questo incontro, dedicato, come gli altri in questa sessione della sempre più prestigiosa rassegna, alla riflessione sulle terre di confine.

Di tutto rilievo è anche il luogo, la sala consiliare del Comune di Aquileia, il cui sindaco Emanuele Zorino porterà una riflessione e un saluto introduttivo. 

Veramente, un'occasione da non perdere.

sabato 13 aprile 2024

Spiritualità e religioni di Gorizia. La straordinaria accoglienza nella moschea e nella chiesa protestante

 

L'incontro presso la moschea
Il Comune di Gorizia ha organizzato una bella uscita in città, prevedendo tra l'altro la conoscenza e l'incontro con la moschea e i musulmani della città. 

La seconda puntata della visita ai luoghi religiosi di Gorizia, tenutasi oggi (sabato 13 aprile) nell'ambito del progetto Crocevie di Europa, è durata oltre quattro ore. Una cinquantina di persone, animate da grande interesse e volontà, hanno visitato diversi luoghi della città, dalla chiesa dell'Immacolata a quella di San Giovanni, dalla Sinagoga alle diverse statue e lapidi disseminate ovunque.

Tutto è stato seguito con grande interesse, ma i due momenti salienti sono stati la visita alla chiesa metodista wesleyana di via Diaz e alla moschea e centro culturale El Houda.

Nel primo caso, accolti con grande simpatia dal presidente del consiglio di chiesa Mario Colaianni e dal pastore Jens Hansen, i partecipanti hanno potuto conoscere la storia del movimento protestante, dai prodromi con Pietro Valdo agli sviluppi luterani e alla situazione attuale. Si è parlato anche della costruzione della chiesa goriziana, voluta dal barone Ritter e della vivace realtà attuale della comunità cittadina, molto impegnata sui fronti dell'accoglienza, della solidarietà e della rivendicazione della pace.

Lo stesso è accaduto durante l'incontro con i musulmani, presso la moschea di via Mameli. In questo caso, tutti i rappresentanti erano presenti e il loro punto di vista è stato espresso da una giovane che ha toccato con grande chiarezza e capacità di sintesi i principali temi riguardanti l'Islam. Dopo di lei è intervenuto l'imam, che ha tracciato un vero programma di pace e convivenza per la città di Gorizia e per tutto il mondo. "L'Islam ci chiama all'amore - ha detto tra l'altro - alla morale, alla pace e alla tranquillità, ma ci chiama anche a trasmettere questi principi e valori alle generazioni future, affinché la bontà rimanga diffusa sulla terra e i significati dell'umanità rimangano presenti tra gli esseri umani". Ha concluso dicendo che "il vero ruolo della moschea è l'adorazione, come pure l'insegnamento alle nuove generazioni dei principi di misericordia, pace e convivenza, attraverso lezioni, sermoni e momenti di preghiera".

A suggellare la bellezza dell'incontro è stato l'inatteso e gustosissimo rinfresco, con il tipico the verde e i buonissimi pasticcini preparati per l'occasione in casa. E' stato un segno di amicizia e accoglienza che tutti hanno apprezzato, con uno sguardo pieno di amicizia e interesse anche alla sala interna dedicata alla riflessione e al culto. Una bella lezione di pace e di vita, in un tempo in cui, in certe parti, si vorrebbe negare alle persone perfino il diritto di entrare in comunicazione con Dio.

sabato 6 aprile 2024

Il parco del Rafut, un gioiello nel cuore del territorio goriziano

 

A volte si cercano mete distanti e ci si gode la bellezza del verde e delle architetture di città lontane.

Poi ci si accorge della bellezza del proprio ambiente di vita. Nova Gorica, Gorizia e dintorni sono un miracolo di amicizia e convivenza, luoghi che hanno visto tremendi conflitti oggi diventano un segno talmente forte di unità nella diversità delle lingue e delle culture, da meritare addirittura il titolo di capitale europea della Cultura.

All'improvviso si apre una nuova finestra di bellezza e, oltre alle considerazioni storiche e filosofiche, non si può che rimanere affascinati. E' stato inaugurato in questi giorni il Parco cittadino del Rafut. A neanche un chilometro dalla mia casa, al di là di un chiaro portone, si spalanca un mondo incantato. Strade pittoresche e gradinate sontuose consentono di attraversare veri e propri boschi di canne e di ammirare alberi secolari talmente alti da sembrar sfidare il cielo. Passo dopo passo, gradino dopo gradino si arriva sotto la spettacolare Villa Laščak, dalla storia intrigante e misteriosa e dalle evidenti influenze orientali. Un pezzo dell'Egitto del famoso architetto goriziano è stato portato nel cuore della città, a un passo dallo storico convento della Kostanjevica. L'ideatore e costruttore non ha potuto godersi il fascino della sua opera, ma quando si cammina lungo i vialetti e ci si inerpica sulla collina, è quasi naturale dedicargli un pensiero grato.

In attesa del completamento dei lavori nella Valletta del Corno, il territorio si arricchisce di uno straordinario polmone verde, un dono prezioso a ogni cittadina e cittadino. Veramente, è una passeggiata che vale la pena, tanto più se preceduta o seguita dall'immersione nella storia del Novecento, resa possibile dalla visita ai due bei musei, quella della prepustnica e del contrabbando, nelle antiche case che ospitavano i doganieri al tempo del confine.  

lunedì 1 aprile 2024

Basta favori ai mercanti di armi!

 

La Rete italiana pace e disarmo invita a riflettere sullo svuotamento della legge 185/90 e a sottoscrivere una petizione ad hoc. Nel seguente comunicato stampa la Rete spiega i contenuti della proposta e le modalità per firmare. Alla fine del post c'è l'apposito link. (ab)


Le richieste di questo coordinamento sono chiare e si possono realizzare concretamente approvando gli emendamenti al DDL illustrati e proposti già dall’inizio dell’iter parlamentare del DDL governativo di modifica:

➡️ Fare in modo che la reintroduzione del Comitato interministeriale per gli scambi di materiali di armamento per la difesa (CISD), utile luogo di presa di responsabilità da parte della politica sulle questioni riguardanti l’export di armi, non si trasformi in un “via libera” preventivo a qualsiasi vendita di armi ma sia sempre bilanciato dall’analisi tecnica e informata degli uffici preposti presso la Presidenza del Consiglio, il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, il Ministero della Difesa

➡️ Inserire nella norma nazionale un richiamo esplicito al Trattato sul commercio delle armi (Arms Trade Treaty) – che non era presente nel testo originario della Legge 185/90 in quanto entrato in vigore solo nel 2014 – e ai suoi principi e criteri decisionali che hanno precedenza sulle leggi nazionali, con forza normativa maggiore di natura internazionale

➡️ Migliorare la trasparenza complessiva sull’export di armi rendendo più completi e leggibili i dati della Relazione al Parlamento, in particolare contenendo indicazioni analitiche per tipi, quantità, valori monetari e Paesi destinatari delle armi autorizzate con esplicitazione del numero della Autorizzazione MAE (Maeci), gli stati di avanzamento annuali sulle esportazioni, importazioni e transiti di materiali di armamento e sulle esportazioni di servizi oggetto dei controlli e delle autorizzazioni previste dalla legge

➡️ Impedire la cancellazione integrale della parte della Relazione annuale al Parlamento che riporta i dettagli dell’interazione tra banche e aziende militari

➡️ Impedire l’eliminazione dell’Ufficio di coordinamento della produzione di materiali di armamento presso la Presidenza del Consiglio, unico che potrebbe avanzare pareri, informazioni e proposte per la riconversione a fini civili delle industrie nel settore della difesa

➡️ Reintrodurre la possibilità per il CISD di ricevere informazioni sul rispetto dei diritti umani anche da parte delle organizzazioni riconosciute dall’ONU e dall’Unione Europea e da parte delle organizzazioni non governative riconosciute”

Cosa puoi fare per sostenerci?

➡️ sottoscrivi la petizione popolare a sostegno delle richieste di Rete Pace Disarmo per fermare lo svuotamento della Legge 185/90 e chiedere un maggiore controllo sull’export di armi italiane

 https://retepacedisarmo.org/petizione-basta-favori-ai-mercanti-di-armi-fermiamo-lo-svuotamento-della-legge-185-90/

Nella situazione attuale, la Pace presuppone il disarmo

 

In questi giorni pasquali si è parlato ovunque di pace. E' senz'altro un fatto positivo che si diffonda ovunque e diventi centrale la necessità di impegnarsi per raggiungerla, in ogni contesto planetario e locale.

Tuttavia il rischio c'è. Quale rischio? Quello di rendere il concetto talmente astratto da ottenere l'inevitabile accordo di tutti, anche di coloro che sono coinvolti nelle guerre.

E allora? Allora occorre lasciare il comodo spazio dell'enunciazione di principio, per scendere sul complesso terreno delle scelte concrete, individuali e collettive. Tra queste scelte, in un contesto almeno apparentemente democratico, le decisioni sulla guerra e sulla pace non dipendono soltanto dai rappresentanti del popolo, ma dal consenso generale che le influenza. Per questo, scegliere da che parte stare e manifestarlo anche pubblicamente è un gesto di profonda importanza etica e politica.

Nella situazione attuale, non si tratta solo di scendere in piazza e di dire con forza "PACE", ma anche di dare forma storica e pratica a tale vocabolo. Pertanto, per stilare un elenco di alcune tra le tante possibili applicazioni, ha senso dire pace se si propone la cessazione dell'invio delle armi in Ucraina, schierandosi dalla parte di chi - come per esempio papa Francesco - invoca il negoziato come unica soluzione possibile del conflitto. Ha senso dire pace se si dà il nome giusto, cioè genocidio, al massacro sistematico che Israele sta portando avanti a Gaza. Ha senso dire pace se si mette in discussione il ruolo della NATO come alleanza difensiva sì, ma degli interessi macroeconomici del Nord del mondo. Ha senso dire pace se si propongono credibili alternative alla posizione disperatamente allineata agli USA dei vertici attuali dell'Unione europea. Ha senso dire pace se si contestano gli incrementi dei finanziamenti militari, la produzione e la vendita delle armi, i profitti delle fabbriche (anche in Italia) degli strumenti che seminano morte. E così via, compresa la decisione di scegliere come rappresentanti in Europa, nella prossime elezioni, coloro che condividano tali idee di giustizia nonviolenta e le promuovano ovunque. 

Un piccolo gesto è proposto dalla Rete italiana per il disarmo, che promuove una raccolta di firme da inviare ai rappresentanti parlamentari in vista della discussione sulle modifiche alle leggi che consentono il controllo sugli armamenti in Italia. Potete trovare le argomentazioni e il link per eventualmente sottoscrivere nel prossimo post di questo blog. 

sabato 30 marzo 2024

Buona Pasqua, un augurio di autentica pace

 

Aquileia, Giona rigettato dal pesce (inizio IV secolo)

Una delle possibili etimologie della parola “pasqua” deriva dall’ebraico “pesach” che significa “passaggio”.

Gli ebrei vivono una situazione drammatica in terra d’Egitto, ridotti alla schiavitù dal faraone di turno. La loro condizione sembra disperata e irrisolvibile. Il libro biblico dell’Esodo racconta una storia inattesa, un intervento del trascendente consente loro di “passare” attraverso le acque del mar Rosso e il deserto, per raggiungere la terra promessa.

Cosa c’è dietro a questo racconto che porta tutte le caratteristiche di un mito fondatore della coscienza identitaria del popolo ebraico? C’è una storia di sofferenza, di ribellione, di resistenza, di liberazione, di oppressione. Come ogni vicenda umana, come ogni esperienza di popolo. La “pasqua” è la rilettura teologica degli avvenimenti quotidiani, una specie di fuga dall’ordinarietà della classica successione schiavitù, liberazione, nuova oppressione che sembra caratterizzare ogni autentica rivoluzione. E’ il riconoscimento dell’assoluta e non derogabile responsabilità individuale e collettiva relativa all’andamento del mondo. Ma è anche una possibile apertura fiduciale nei confronti di un possibile “senso della storia” che in ogni caso può essere attinto esclusivamente nella dimensione della fede.

Tanto più questo è vero, se ci si riferisce alla prima pasqua cristiana. Il “passaggio” in questo caso è ancora più sconvolgente, riferendosi alla madre di tutte le paure, quella della morte. I vangeli narrano la vicenda con un linguaggio molto profondo, dove il “prima” del Gesù storico è chiaramente distinto dal “dopo” del Cristo della fede, per usare un’espressione celebre del teologo Rudolf Bultmann. La vita pubblica, la sofferenza e la morte di Gesù fanno parte dell’orizzonte della ragione. Sono quanto di più reale ci possa essere, il fascino di una condivisione dell’umano che coinvolge anche il momento supremo della fine. E’ un assassinio in piena regola, perpetrato dai capi religiosi e militari del momento. Lo si può studiare, analizzare, perfino provare con le documentazioni letterarie e archeologiche che arricchiscono di giorno in giorno la conoscenza. La risurrezione è “un altro mondo possibile”, un evento che non riguarda l’al di là, ma il modo di essere in “questa” vicenda. E’ un’altra storia che si nasconde (o si rivela) in questa storia. L’una è irriducibile all’altra, la morte nasconde la vita, ma non ne può disporre.

Ecco allora l’annuncio pasquale che per sua stessa indole è universale, non certamente limitato alla sola dimensione della fede credente, meno ancora a una specifica forma religiosa. La risurrezione afferma la possibilità dell’inattesa vittoria della Vita sulla morte, in una prospettiva che è contemporaneamente immanente e trascendente. E’ immanente, perché non toglie neppure un minimo segno alla scelta umana di costruire pace piuttosto che guerra, perdono invece che vendetta, amore e non odio, tutti termini da considerare anche nella loro essenziale ambiguità e non immediata traducibilità. E’ trascendente, perché apre una nuova possibilità in una nuova dimensione che coinvolge l’essere in un’altra storia. In altre parole, si può vivere da risorti in questa vita, così come si può vivere da morti pur essendo vivi.

Forse è un altro modo per dire ciò che proponeva Carlo Michelstaedter, parlando di persuasione e rettorica. Si tratta dal passare dalla dimenticanza all’essere pienamente se stessi, con tutta la drammaticità che questa scelta comporta. “Passare”, appunto, dalla morte alla vita.

Che sia una Buona Pasqua allora, per il mondo intero!