Questo non è facile da capire. Bambini, Ragazzi e Giovani non vanno a scuola dall'inizio di marzo. Alcuni, forse la maggior parte, ha potuto accedere alla cosiddetta Didattica a Distanza, ottima alternativa alla presenza che richiede ancora alcuni perfezionamenti ma si dimostra promettente per il futuro. L'anno scolastico dovrebbe finire ufficialmente, di solito, intorno alla metà di giugno, quello delle scuole dell'infanzia il 30 giugno. Gli insegnanti, in ogni caso, dovrebbero essere a disposizione anche oltre tali date, e non soltanto per garantire lo svolgimento degli esami.
Ai Comuni sono promessi 150 milioni di euro, alle famiglie - sotto forma di buono Baby Sitter - fino a 1200 euro. Per cosa? Per organizzare i Centri Estivi, obbedendo a speciali regole, chiamate adesso "linee guida" e determinate dalle regioni sulla base dei vari DPCM, Ordinanze e quant'altro. Dovrebbero addirittura iniziare il 3 giugno, cosa pressoché impossibile per il settore pubblico, forse realizzabile per i privati, almeno per ciò che concerne l'offerta a chi - indipendentemente dal "buono" - se lo può permettere. L'unico metodo possibile, per ciò che concerne un ente amministrativo, è l'assegnazione di un incarico a una cooperativa, in grado di inviare educatori e animatori professionisti, chiamati al difficile compito di "inventare" un percorso didattico, ludico e socializzante per gruppetti molto piccoli - 5, 7 o 10 piccoli per ogni adulto, a seconda delle età.
Ora, la domanda è: ma perché organizzare i centri estivi e non prolungare l'anno scolastico fino almeno alla fine del mese di giugno, se non oltre? I bambini o ragazzi che siano sarebbero seguiti non da persone sconosciute o addirittura da volontari, ma dai loro stessi insegnanti, che li hanno accompagnati anche "a distanza" in questi lunghi mesi. Non occorrerebbe spendere niente di più, a meno che non si pensi a un sacrosanto incentivo alla categoria dei docenti, il lavoro sarebbe molto più efficace e tutte le strutture di un territorio (istituti scolastici, parrocchie, realtà associative e naturalmente i Comuni) potrebbero collaborare mettendo a disposizione spazi e tempi.
I "centri estivi" potrebbero essere così ridotti a un tempo ben più breve, al massimo da metà luglio a fine agosto, proseguendo così il percorso di socializzazione e formazione già avviato e consentendo ai genitori di lavorare in tutta tranquillità.
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