domenica 24 maggio 2020
24 maggio, una proposta: Togliere "La leggenda del Piave" dal cerimoniale dell'onore ai caduti
105 anni sono passati dal "passaggio" dei fanti sopra gli ancora intatti ponti del Piave. Fu un evento che il fascismo pose alla base del mito della nuova Roma e che, come l'ira di Achille, infiniti addusse danni agli italiani. Forse non tutti sanno che... - indimenticabile rubrica della Settimana Enigmistica - ...che anche oggi, nell'anno di grazia 2020, la musica e le parole della Leggenda del Piave sono previste come obbligatorie (e non sostituibili) nel cerimoniale ufficiale della deposizione della corona ai caduti di tutte le guerre. Per questo, il 4 novembre come il 25 aprile, ricordando i morti della Resistenza o di Nassyria, perfino celebrando insieme agli austriaci qualche momento di pace, il ritornello è sempre lo stesso: "Il Piave mormorò, non passa lo straniero (Ehò...)". Che cosa si ricorda, insieme alla funesta entrata in guerra dell'Italia nel 1915? 25 milioni di morti, tra i quali quasi un milione e mezzo di italiani, l'epoca del nazi-fascismo, la crisi del '29, la miseria di interi popoli... La Prima Guerra Mondiale è stata un'orribile, inutile strage, un massacro nel quale è stata decimata un'intera generazione di giovani, "uomini contro", ragazzi costretti a uccidere altri ragazzi "dallo stesso identico umore ma dalla divisa di un altro colore". Quindi, non c'è niente da celebrare, soltanto il mesto ricordo di chi ha dovuto imbracciare le armi, spesso sotto la minaccia di essere a sua volta fucilato rifiutandosi di uscire dalla trincea. Il ricordo dei combattenti, ma anche dei quasi sempre dimenticati civili - in Italia oltre mezzo milione! - uccisi dalla bombe, dagli stenti e dalla pandemia del momento, non dovrebbe mai più essere associato a quell'ingiusto inizio, ma alla speranza che prima o poi, tacciano le armi e si muovano gli aratri. Altrimenti, sarebbe come voler ricordare le vittime della Seconda Guerra Mondiale celebrando l'invasione della Polonia da parte dei soldati nazisti. Ecco allora una buona occasione per cambiare un cerimoniale (obbligatorio) ormai vetusto e guerrafondaio: basta suonare e cantare La leggenda del Piave! Sostituiamola se non proprio con La guerra di Piero dell'indimenticabile Faber, almeno con qualche altro dolce canto alpino, presente nel cospicuo patrimonio regionale o nazionale italiano. Per esempio, in Friuli Venezia Giulia potrebbe essere suonata l'aria della stupenda Stelutis alpinis oppure, a livello nazionale, Dio del cielo Signore delle cime oppure, se si vuole restare legati alle vicende belliche, Monte Nero Monte Rosso (... traditore della vita mia...) oppure ancora, se si vuol osare un po' di più, O Gorizia tu sei maledetta... In ogni caso, non La leggenda del Piave!
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