Una delle figure protagoniste di questo periodo è quella del Sindaco. Se ne sono visti di tutti i tipi. All'inizio c'erano i rassicuranti che combattevano contro i prudenti. I primi organizzavano feste in piazza, nei locali e perfino nei ristoranti cinesi per dimostrare ilo loro disprezzo del pericolo incombente, gli altri cercavano di preparare i propri cittadini ad affrontare tempi molto duri.
Poi c'è stato il momento della consapevolezza e praticamente tutti sono corsi ai ripari, ma in modi molto diversi. Si sono visti sindaci (e sindache) sceriffi, con tanto di troupe televisive al seguito, a caccia di malcapitati che si attardavano a chiacchierare nei parchi pubblici o sui moli delle città di porto. Altri sono arrivati a minacciare ritorsioni pesanti agli incauti trasgressori, urlando dai video amatoriali tutta la loro passione (o rabbia repressa) per la vita delle comunità. Alcuni si sono trovati a piangere lacrime amare a fianco dei familiari dei morti, impossibilitati perfino a portare un ultimo saluto o a partecipare al funerale dei propri congiunti. Qualcuno ha perso la vita, a dimostrazione di un rapporto privilegiato e costante del primo cittadino con la sua gente. Molti si sono limitati a una sobria informazione quasi quotidiana, cercando di tradurre in termini comprensibili la pioggia di norme nazionali e regionali che si sono riversate sui cittadini, settimana dopo settimana. C'è anche chi ha riscoperto la vocazione del sindaco "padre" (se non proprio "padre padrone"), riempiendo di abbracci e baci virtuali gli abitanti del proprio Comune, consolando, incoraggiando, rimproverando più o meno benevolmente. Altri al contrario, hanno ritenuto di fornire i mezzi affinché ciascuno potesse seguire la propria via, con coscienza e responsabilità, possibilmente pensando con la propria testa nel diluvio di più o meno interessate informazioni mediatiche. Insomma, sono migliaia di persone diverse, migliaia di modi diversi di esercitare quella "giustizia insieme" alla quale rimanda la stessa etimologia della parola "sin-daco". In mezzo alla bufera, ovunque e sempre, sono stati un punto di riferimento, delicato o pesante, professionale o familistico, responsabilizzante o impositivo, valorizzante o assistenzialista. In ogni caso, equo e solidale.
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