domenica 13 aprile 2025

La domenica delle Palme, tra "osanna" di pace e "crocifiggi" di guerra

 

Monumento a Filippo Corridoni, particolare
L'ulivo e la quercia, i simboli della pace e della forza, ricordano molto gli avvenimenti celebrati nella domenica delle Palme.

Secondo i vangeli, Gesù entra trionfalmente in Gerusalemme, acclamato dagli osanna di una folla entusiasta che agita palme e ulivi e stende mantelli sotto gli zoccoli dell'asino da lui cavalcato. Bastano pochi giorni e gli osanna si trasformano nell'urlo "crocifiggilo", il Maestro è impallinato dai sacerdoti, condannato da Pilato e massacrato dalla stessa folla informe che vuole la sua morte.

Quanto rapidamente cambiano gli umori della gente! I milioni di fascisti del 10 giugno 1940 si trasformano in convinti antifascisti il 25 luglio 1943. Dei 150 milioni che nel mondo, il 15 febbraio 2003, hanno sfilato contro la guerra in Iraq ora una buona parte si schiera a favore del riarmo dell'Unione europea, ovviamente - ci mancherebbe altro - in funzione della difesa delle diverse patrie.

Nel giorno dell'innalzamento e del quasi contemporaneo abbassamento di Gesù, mentre nelle chiese ovunque si ripete il rito e si agitano con gioia i rami d'ulivo, le bombe seminano morte a Gaza e in Ucraina, le ghiande cadono dalla quercia, l'ulivo appassisce e la pace sembra veramente molto lontana.

Sembra di essere ancora all'epoca delle caverne, la propria grotta deve essere a ogni costo difesa, costi quel che costi. Poi è il clan a lottare contro l'altro clan, le tribù della Terra si scontrano per conquistare nuovi pascoli, chi è con noi è con noi, chi è contro di noi è contro di noi. Arrivano i popoli, ciascuno crede di essere l'unico e prevale la legge del più forte, pogrom, massacri, genocidi, non hai la mia fede, non sei degno di vivere. E poi le Nazioni che credono di essere più forti e coraggiose delle altre, si sentono più importanti dell'Umanità in quanto tale. C'è sempre bisogno di qualche aggettivo - italiano, tedesco, brasiliano, pakistano, ivoriano... - per far dimenticare che prima di esso c'è sempre la fraternità universale. E ci si scanna, perché la mia Nazione merita di vivere più della tua, perché io sono nato ricco e tu - magari mi dispiace anche per te - sei nato povero e devi restare là da dove vieni. 

Oggi l'irrazionalità è ancora maggiore. Tutti sanno che la guerra arricchisce pochi produttori d'armi e capitalisti senza scrupoli. Tutti lo sanno, ma i più fanno finta di credere ancora alle favole del "mio" Dio, della "mia" Patria e della "mia" famiglia. I primi si sfregano le mani dalla felicità, vedendo il fiume di incassi ingrossarsi ogni giorno di sangue e di denaro. Gli altri chinano la testa e vanno al macello, chiedendosi quanto meno possibile il perché. E l'irrazionalità è ancora maggiore, perché gli strumenti della guerra non sono più clave, lance o rudimentali fucili, bensì armi di distruzione di massa che potrebbero cancellare dal Pianeta ogni forma vivente. Eccetto naturalmente i padroni del vapore che attenderanno nelle segrete stanze dei loro rifugi antiatomici la fine del pericolo delle radiazioni per godersi - i figli dei loro figli - i beni accumulati nell'Oceano della Solitudine.

Insomma, per uscire dalla preistoria occorre superare gli stereotipi della "guerra c'è sempre stata e sempre ci sarà" oppure del funesto "si vis pacem para bellum". L'umanità del XXI secolo saprà scendere dagli alberi e utilizzare l'intelligenza per costruire e non per distruggere, per amare invece che odiare? E i sedicenti discepoli di Gesù - tantissimi - che affollano le chiese e gridano il loro osanna in questo giorno delle Palme, domani saranno con Lui dalla parte dell'intero genere umano o saranno i primi a gridare con convinzione il loro "crocifiggi!"? Cosa grideranno ai Ponzio Pilato, ai Caifa, ai Cesare Augusto del nostro tempo e di ogni tempo?

Nessun commento:

Posta un commento