domenica 4 maggio 2025

Le innumerevoli risorse di Kostanjevica

 

In tempi complessi, c'è bisogno di alimentare la mente e il cuore con iniezioni di bellezza, tanto più nell'anno della Capitale europea della Cultura. Per chi vive a Gorizia e Nova Gorica, c'è una miniera sempre aperta, dove poter scoprire nel corso di ogni visita qualcosa di nuovo. Ma c'è anche una guida impareggiabile, Mirjam Brecelj che conosce tutti i segreti del luogo e ogni volta aiuta a scoprire ciò che in precedenza era rimasto nascosto.

Il consiglio, in questi primi giorni di maggio, è quello di andare a Kostanjevica, anche per gustare la simpatica e intelligente accoglienza dei padri francescani. E' aperto il magnifico roseto con le rose Bourbon. Il loro nome non deriva,come molti pensano, dalla particolare predilezione di mostrata dall'ultimo re di Francia borbone per il santuario, ma da un'isola sperduta, oggi chiamata Reunion, tuttora dipartimento francese nell'Oceano indiano. 

La diversità di colori e di profumi non può essere descritta, non si può fare altro che entrare nel giardino e lasciarsi cullare, contemplando dall'alto la bellezza della città vecchia, abbarbicata intorno al castello. 

Ma Kostanjevica, il colle delle castagne che peraltro non ci sono più, non è soltanto esplosione primaverile della natura. C'è un'assai interessante e ben custodita biblioteca che conserva decine di incunaboli, testi in molte lingue, libri liturgici, filosofici e storici. Tra essi c'è la grammatica slovena di Adam Bohorič, stampata nel 1584, con una dedica manoscritta dello stesso autore. Già di per sé testo stampato raro e quasi introvabile, l'autografo ne sottolinea l'eccezionale importanza per quanto riguarda la storia della lingua e della letteratura slovena.

Naturalmente il santuario, conosciuto a Gorizia con il nome di Kapela, sorto sulla memoria di presunte apparizioni e fenomeni soprannaturali verificatisi oltre quattrocento anni fa, è celebre a livello europeo perché ospita la tomba di Carlo X, morto a Gorizia, nel palazzo Coronini, nel 1836, dopo essere stato costretto a un avventuroso esilio. accanto al suo massiccio sarcofago, ce ne sono altri che custodiscono i corpi di familiari e collaboratori dell'ultimo re della dinastia dei Borboni.

I campi che circondano santuario e chiesa sono molto ben coltivati dagli ospiti della Comunità Incontro. Lo sguardo si spinge oltre e raggiunge la foresta dello stupendo parco di Villa Rafut, un polmone verde appena risistemato e inaugurato che ha come suo centro focale la casa in fogge orientali costruita su disegno del grande architetto sloveno goriziano, anzi sanroccaro Anton Laščak. Il destino gli ha impedito di godere dell'edificio realizzato per trascorrere in serenità, in mezzo alla natura, gli ultimi anni della sua vita. Ma la sua opera, come tante altre diffuse da Alessandria d'Egitto fino a Istanbul, resta una perenne testimonianza e memoria.

Buona parte del complesso è stata distrutta dalle bombe nel corso della prima guerra mondiale. Rimangono intatte le molto suggestive cantine e qualche parte della chiesa, ristrutturata e resa di nuovo bella grazie alla ricostruzione postbellica.

Perché sottolineare solo all'ultimo posto la stupenda chiesa, vero cuore pulsante del santuario? Perché è lì che nell'ultima visita, sempre grazie alla guida di Mirjam, ho scoperto un nuovo aspetto, sfuggito nelle tante visite precedenti. Sono splendidi gli stucchi, sotto il coro, belli gli affreschi sopravvissuti nel presbiterio, dolce la Madre di Dio che sorride con il bimbo da un medaglione sopra l'altare, "salus populi goritiensis" si potrebbe definirla. 

Ma chi poteva immaginare la presenza di un'opera di quell'assoluto genio architettonico e artistico che è stato Jože Plečnik? Oltre ad aver contribuito in modo determinante alla ricostruzione di Lubiana dopo il terremoto del 1895, ha lasciato innumerevoli segni della sua presenza in tante capitali europee. Sono da visitare tante sue chiese, nella capitale slovena ma anche in tanti luoghi più o meno conosciuti, come per esempio a Ponivke, sull'affascinante altopiano della Šentviska gora. Ma chi si poteva aspettare un moderno battistero attribuito a Plečnik nei pressi dell'altare della chiesa dedicata a Maria in Kostanjevica? E'una bellissima opera, dorata e argentata, che da una parte richiama le parole inconfondibili del battesimo di Gesù "in acqua e fuoco", dall'altra, rappresentando i simboli delle costellazioni, collega la celebrazione cristiana del battesimo alla solennità dell'inizio di una nuova vita. E' un'avvincente e convincente testimonianza dell'inchino al mistero dell'essere, portato da un punto di cista religioso, ma soprattutto artistico, laico e umano. Veramente da non perdere!

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