Sì.
Io voterò con convinzione SI' ai cinque quesiti del referendum che si terrà in Italia l'8 e il 9 giugno.
Mi sembra giusto sostenere leggi che garantiscano il lavoro, scongiurino i facili licenziamenti, custodiscano il diritto alla sicurezza.
Mi sembra molto giusto che si dimezzino gli anni necessari per l'ottenimento della cittadinanza.
Voterò SI' perché ogni quesito è in linea con le mie idee, la mia concezione della vita, la mia posizione politica.
Detto questo, darei un consiglio d'amico, per far arrabbiare anche i miei compagni di strada.
Concentriamoci in ogni modo possibile sull'invito a votare SI', offrendo tutti gli strumenti necessari per una conoscenza approfondita dei temi e delle conseguenze dell'accettazione o del rifiuto dei quesiti referendari.
Ma non cadiamo nella trappola di identificare l'astensionismo con la mancanza di democrazia.
Tale accusa, rivolta a chi fa propaganda per il non voto, favorisce proprio ciò che non si vorrebbe: dal punto di vista strategico, i già convinti non hanno bisogno di essere convinti, gli astensionisti apriori ovviamente resterebbero fedeli alla loro idea e gli incerti, infastiditi dall'insistenza sull'andare a votare, probabilmente deciderebbero di non andarci.
Dal punto di vista legislativo, quello del voto referendario non è mai stato un obbligo costituzionale o morale, a differenza di ciò che concerne le elezioni politiche e amministrative. Il "non voto" è di fatto considerato una scelta possibile e democratica quanto votare SI' o no, quella cioè di cassare una proposta referendaria attraverso il non raggiungimento del quorum (che esiste proprio per questo).
Dal punto di vista morale, attenzione a dare lezioni: in ogni referendum c'è stata una posizione astensionista, sostenuta dalla destra o dalla sinistra o dal mondo cattolico, a seconda del quesito referendario. Per esempio, perfino la Conferenza Episcopale Italiana "obbligò" ufficialmente i fedeli cristiani a non andare a votare, in occasione dei referendum relativi alla procreazione assistita! In altre parole tutti - anche Levica in occasione del referendum in Slovenia della scorsa domenica - hanno usato l'astensione come strategia e proposta politica in occasione dei referendum.
Procediamo dunque con decisione e creatività nell'invitare gli elettori a votare SI', ma lasciamo perdere il rilascio di patenti di democrazia. Queste potranno essere revocate a un numero sempre maggiore di cittadine e cittadini, ma per ben altri motivi rispetto all'invito a non partecipare a questo specifico voto.
Non dando lezioni, lezioni si danno...
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