L'eccezionale periodo di bel tempo consente percorsi che erano stati sconsigliati durante la bollente estate.
Il Lussari è una meta tradizionale, ma sempre affascinante. Anche se lo si è percorso decine di volte, non risulta mai noioso. C'è il selciato di pietra che suscita il ricordo di quando la gente saliva in ginocchio per raggiungere il monte di Maria. Ci sono le nuove scorciatoie, immerse nel bosco tra il mormorio del torrente lontano e il profumo dei funghi novelli. Ci sono i colori dell'autunno, con la loro intensità e forza che inducono alla contemplazione e instillano una punta di malinconia. C'è naturalmente Tone Kralj, il grande pittore, che si incontra nel delicato tratto delle scene della via crucis, recentemente ripulite e restaurate. C'è il piacere di salire, sbuffando per la fatica e gioendo per il respiro affannoso, gustando la compagnia degli altri escursionisti o pellegrini, nel progressivo dilatarsi dell'orizzonte e degli spettacolari panorami: da una parte il verde Osternig e le ampie vallate carinziane, dall'altra i massicci rocciosi, il Mangart, lo Jalovec, poi più vicino Cima Cacciatore, il maestoso Jof Fuart e il re delle Giulie Occidentali, lo Jof di Montasio. C'è il tempo per una preghiera per la pace e il bene nel nostro tormentato Pianeta e le ombre cominciano a scendere, il crepuscolo avanza, è tempo di ritornare a valle.
Poi ci sono la Koroška e le Karavanke. Le valli profonde, scavate da fiumi impetuosi, sono circondate da montagne bellissime. I paesi sono pittoreschi, anche se da una parte la civitas del commercio ha raggiunto anche le zone più nascoste, dall'altra sono ancora evidenti le ferite dell'alluvione del 2023. Ci sono molte romantiche fattorie e in una di queste è nato Prežihov Voranc, al secolo Lovro Kuhar (1893-1950), straordinario scrittore che potrebbe essere definito neorealista. In lingua italiana si trova ancora da qualche parte il suo Doberdob, una descrizione cruda, una potente denuncia degli orrori perpetuati nel corso dell'inutile strage che è stata la prima guerra mondiale. Il suo paese si chiama Podgora, sotto il monte. Quale monte? E' l'Uršlja gora, il monte di sant'Orsola, alto 1699 metri, balcone meraviglioso dal quale scrutare all'orizzonte le più spettacolari vette della Slovenia. C'è anche un santuario, nei pressi della cima, dedicato alla santa martire del paleocristianesimo, costruito e restaurato più volte, tra il XIII e il XX secolo. C'è da camminare un'oretta per raggiungere la vetta, dopo aver percorso con l'auto un immenso labirinto di strade bianche tracciate tra rigogliosi boschi e radure prative occupate da suggestive malghe. Non ci sono solo villaggi, anche centri più grandi attraggono l'attenzione del viaggiatore, Sloveni Gradec per esempio o, ai limiti ormai della zona montuosa, Velenje con i due calmi laghetti e l'evidente centrale termoelettrica di Soštanj, sinistre ciminiere, immensi padiglioni di lamiera e il fumo candido che sale dritto dritto fino al cielo.
Nessun commento:
Posta un commento