venerdì 16 febbraio 2024

I racconti del pellegrino Jorge

"Stancarsi, bagnarsi, avere freddo, avere tagli sulla pelle, stare per strada e non disperare. Ridi di ogni situazione strana e difficile. Divertiti sotto la pioggia. Cerca, aspetta, trova. Parla con tante persone. Essere luce, essere presente, essere il messaggio, essere un cammino per gli altri".

A pensarci bene, è un meraviglioso programma per ogni umana esistenza. ma in questo caso sono le parole di Jorge, un pellegrino di 32 anni che è partito dalla sua abitazione, nel sud della Spagna e sta andando a piedi verso Gerusalemme.

Oggi è passato per Aquileia, dove si è fermato per contemplare le meraviglie dell'antica città e per una breve visita alla straordinaria Basilica. E' rimasto molto colpito dalla bellezza dell'arte e dalla forza della spiritualità che sgorgano da ogni frammento della chiesa. E ha raccontato volentieri la sua esperienza.

Ha raccolto un testimone da un familiare che non c'è più e avrebbe desiderato raggiungere questo obiettivo esistenziale. Si è sentito un po' oppresso dalla comodità di una società che offre ogni risposta alle domande materiali, ma che non sa favorire un approfondimento della dimensione spirituale e della conoscenza dell'altro. E si è messo in cammino, lasciandosi alle spalle relazioni affettive, esigenze del lavoro, preoccupazioni per il futuro. La sua casa è uno zaino contenente l'essenziale, le finanze consistono nella fiducia - assai ben ripagata, a sentire i suoi racconti - nella Provvidenza che porta il volto di tante persone incontrate lungo il percorso. A chi lo ospita, regala in cambio la sua simpatia, il suo sorriso e la sua interessante e profonda parola.

Ha voluto soffermarsi sulla riproduzione del Santo Sepolcro dell'XI secolo, sentendosi in qualche modo compartecipe del viandante Gisulfo che mille anni fa aveva seguito la stessa intuizione e si era diretto verso la Città Santa. Si affronta la fatica di una lunga strada, ci si imbatte in mille complesse o piacevoli avventure, si impara la pazienza di mesi e mesi scanditi dai passi, si tengono gli occhi aperti per contemplare il Mistero della Natura e dell'Uomo. La meta del più importante pellegrinaggio cristiano è paradossale. Se ogni altro "cammino" conduce in luoghi in cui si può venerare "ciò che resta (in latino reliquia)" di qualche personaggio che ha vissuto santamente o ha sperimentato l'incontro con il Maestro, quello in Terra Santa trova il suo pieno significato in un luogo in cui non c'è niente, un sepolcro vuoto dal "primo giorno dopo il sabato" di quasi duemila anni fa.

Dopo la breve sosta ad Aquileia, è ripartito, con lo zaino pesante, con il bastone in mano, con una gioiosa risata contagiosa, verso San Canzian d'Isonzo e poi verso la Slovenia, la Croazia, la Bosnia, il Montenegro, l'Albania, la Macedonia, la Grecia, la Turchia, il Libano e poi finalmente Gerusalemme.

"Ma perché fai tutto questo, non hai paura nell'andare così, tutto solo?" 

"Non mi pongo questa domanda, vivo ogni istante con intensità, mi sto abituando a vivere il presente. Per esempio, in questo istante, mi fa piacere parlare con te. A  tutto il resto penserò quando sarà il momento."

"Porti un grande messaggio, una vera alternativa alla civitas dei consumi che ci vuole soffocare."

"Non porto un particolare messaggio, ma mi rendo conto di essere io stesso il messaggio. Molte persone che mi incontrano mi scrivono successivamente per dirmi che quei minuti trascorsi insieme sono stati importanti, hanno in qualche modo risposto a domande impellenti che si ponevano nell'ordinarietà della loro vita."

Anche il nostro incontro è stato bello e mi ha lasciato nel cuore un senso di autentica pace. Grazie, pellegrino Jorge e buon Cammino!

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