lunedì 1 aprile 2024

Nella situazione attuale, la Pace presuppone il disarmo

 

In questi giorni pasquali si è parlato ovunque di pace. E' senz'altro un fatto positivo che si diffonda ovunque e diventi centrale la necessità di impegnarsi per raggiungerla, in ogni contesto planetario e locale.

Tuttavia il rischio c'è. Quale rischio? Quello di rendere il concetto talmente astratto da ottenere l'inevitabile accordo di tutti, anche di coloro che sono coinvolti nelle guerre.

E allora? Allora occorre lasciare il comodo spazio dell'enunciazione di principio, per scendere sul complesso terreno delle scelte concrete, individuali e collettive. Tra queste scelte, in un contesto almeno apparentemente democratico, le decisioni sulla guerra e sulla pace non dipendono soltanto dai rappresentanti del popolo, ma dal consenso generale che le influenza. Per questo, scegliere da che parte stare e manifestarlo anche pubblicamente è un gesto di profonda importanza etica e politica.

Nella situazione attuale, non si tratta solo di scendere in piazza e di dire con forza "PACE", ma anche di dare forma storica e pratica a tale vocabolo. Pertanto, per stilare un elenco di alcune tra le tante possibili applicazioni, ha senso dire pace se si propone la cessazione dell'invio delle armi in Ucraina, schierandosi dalla parte di chi - come per esempio papa Francesco - invoca il negoziato come unica soluzione possibile del conflitto. Ha senso dire pace se si dà il nome giusto, cioè genocidio, al massacro sistematico che Israele sta portando avanti a Gaza. Ha senso dire pace se si mette in discussione il ruolo della NATO come alleanza difensiva sì, ma degli interessi macroeconomici del Nord del mondo. Ha senso dire pace se si propongono credibili alternative alla posizione disperatamente allineata agli USA dei vertici attuali dell'Unione europea. Ha senso dire pace se si contestano gli incrementi dei finanziamenti militari, la produzione e la vendita delle armi, i profitti delle fabbriche (anche in Italia) degli strumenti che seminano morte. E così via, compresa la decisione di scegliere come rappresentanti in Europa, nella prossime elezioni, coloro che condividano tali idee di giustizia nonviolenta e le promuovano ovunque. 

Un piccolo gesto è proposto dalla Rete italiana per il disarmo, che promuove una raccolta di firme da inviare ai rappresentanti parlamentari in vista della discussione sulle modifiche alle leggi che consentono il controllo sugli armamenti in Italia. Potete trovare le argomentazioni e il link per eventualmente sottoscrivere nel prossimo post di questo blog. 

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