domenica 10 marzo 2024

Il comandante di Auschwitz, di Thomas Harding

Avete visto il film "La zona d'interesse"? 

Sì o no che sia, il consiglio è di cogliere l'occasione per leggere lo straordinario libro dello scrittore Thomas Harding, Il comandante di Auschwitz.

Quando lo si apre, non ci si riesce a staccare dalla lettura. E' interessante come e forse più del film, con la differenza che in questo caso tutto è basato su una documentazione rigorosa e la storia raccontata è clamorosamente vera, dalla prima all'ultima pagina.

La pluricitata "banalità del male" non viene testimoniata dalle dolci immagini di una famigliola che vive serena incosciente di ciò che accade al di là del muro. E' invece trattata con un approfondimento storico e psicologico che, nella sua essenzialità, suscita brividi di estrema inquietudine.

Come Plutarco, Harding presenta due vite parallele, una delle quali a lui molto vicina. Da una parte c'è infatti Alexander Howard Harvey, detto Hanns, il prozio dell'autore. Dall'altra c'è Rudolf Höss, il comandante di Auschwitz, il criminale che ha deciso da solo la morte del maggior numero di persone in tutta la storia. L'uno cresce nella Germania, assiste all'ascesa di Hitler e si trasferisce in Gran Bretagna prima della catastrofe. L'altro sogna di diventare un bravo contadino, accudendo gli animali in qualche amena fattoria della Baviera. Il primo si prefigge la distruzione del nazismo e la cattura dei gerarchi che, in un modo o nell'altro, hanno avuto a che fare con la Shoah. L'altro, dopo l'incontro quasi casuale con il mondo delle SS e in particolare spinto da una vera e propria infatuazione per Heinrich Himmler, percorre la carriera di custode dei campi di concentramento fino a diventare comandante ad Auschwitz. 

I due personaggi sono descritti nella loro vita quotidiana, dalla nascita alla morte. E' vero, si ha l'impressione che entrambi siano come qualunque altra persona, desiderosi di vivere una vita serena con la propria famiglia e di avere un buon lavoro. Soltanto che il primo fa parte dell'enorme gruppo delle vittime del nazismo e sente come propri amissione quella di smascherare il più orribile sistema di produzione di razzismo, violenza e morte che l'umanità abbia mai escogitato. Il secondo ritiene di essere nel giusto, obbedendo agli ordini superiori, senza porsi alcuna domanda di ordine etico o empatico sulle proprie azioni. A differenza di quasi tutti gli altri processati a Norimberga, il comandante di Auschwitz ammette le proprie colpe, scrive il numero spaventoso degli uccisi nel campo di sterminio, forse addirittura comprende il proprio mastodontico errore quando, prima dell'impiccagione, augura al figlio di "pensare sempre con la propria tesa e mai con quella degli altri. Non suscita alcuna compassione, ma nella concretezza e crudezza della sua testimonianza si rende molto simile a chiunque, in ogni momento del tempo, pensi di "difendere le ragioni della propria parte", non accorgendosi, se non addirittura contribuendo, alla distruzione dell'altro riconosciuto come il "diverso".

Il film e il libro sono molto diversi fra loro, l'unico punto in comune è il protagonista, ritratto nel cinema attraverso un'analisi psicologica fondata sull'orrore della "normalità" in un contesto radicalmente "non normale". Lo straordinario scrittore Thomas Harding, invece, grazie a un'analisi spietata di testi documentari raccolti in tutta Europa e alle coinvolgenti interviste ai familiari di Höss, ci restituisce veramente la figura di "un uomo come noi". E' uno che si è trovato nel posto più sbagliato possibile, attraverso una sequela clamorosamente ordinaria di scelte quotidiane, dettate da squallidi ma comunissimi interessi quotidiani. Il carrierismo, la raccomandazione, la promozione, l'aumento di stipendio, possono essere i gradini apparentemente insignificanti che fanno salire un possibile bravo imprenditore agricolo fino alla direzione del più spaventoso mattatoio umano della Storia. 

1 commento:

  1. Cosi' leggero' il libro, il film non m'aveva molto convinto per cui l'avevo tralasciato. Mi ricordava quasi il percorso filmico dell'American Dream, molto ridimensionato da W. Faulkner e molti altri autori

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