sabato 27 gennaio 2024

Giornata della Memoria 2024

Begunje, monumento ai Sinti vittime del nazismo

Vi propongo oggi la mia riflessione, tenuta a Gorizia, davanti al Monumento dedicato ai Deportati nei campi di sterminio durante la seconda guerra mondiale. E' un po' lunga, ma può servire come spunto di approfondimento, in questa Giornata della Memoria 2025.

Lepo pozdravljeni vsi skupaj. Buona giornata a tutte e tutti voi qui presenti.

In realtà non stiamo vivendo buone giornate e mai come quest’anno la “Giornata della Memoria” si presenta da una parte come urgente occasione di riflessione, dall’altra come pietra d’inciampo che disturba la retorica del politicamente corretto.

Opravičujem se slovenskim tovarišem, govoril bom v italijanščini, z nekaj krajšimi poudarki tudi v slovenščini. Kolikokrat v teh dneh slišimo izreči besede s močnim čustvom: Jamais plus, Mai più, nikoli več!? Vendar se te besede vse bolj zdijo zgolj retorična vaja, ko jih postavimo pred dramatičnost sedanjosti.

Inizio modulo

Quante volte in questi giorni sentiamo pronunciare con vibrante emozione le parole: Jamais plus, Mai più, Nikoli več!? Ripeterlo tutti insieme, costantemente, non è tuttavia sempre il modo per evitare che i tragici eventi si possano ripetere. C'è invece il rischio che tale rituale stracciamento di vesti, trasformi il necessario ricordo in una melensa e deresponsabilizzante condanna di eventi che, se non interpretati nel contesto attuale, vengono confinati in un passato che per quanto terribile, non disturba di fatto più nessuno.

La realizzazione del »mai più« passa invece proprio attraverso il coraggio della scelta individuale, in particolare di quella che un tempo si chiamava obiezione di coscienza. Don Lorenzo Milani ricordava che »l'obbedienza non è più una virtù, ma la più subdola delle tentazioni«. I gerachi nazisti, a Norimberga, giustificavano i loro crimini sostenendo di »aver obbedito agli ordini«, o, in altra versione, di »aver applicato la legge«. Ecco, se ogni tedesco e ogni italiano non avessero compiuto scelte che hanno portato al nazismo e al fascismo e se poi non avessero obbedito agli ordini, Hitler e Mussolini non avrebbero avuto alcun ruolo nella storia della Germania e dell'Italia. Pensiamoci bene, quanto sia importante l'assunzione della responsabilità individuale...

In realtà la memoria, se è autentica, è sempre divisiva perché – come ci ricordava Stojan Pelko il 30 dicembre scorso citando le tele squarciate di Lucio Fontana – essa è come una ferita che strappa una parte dall'altra, che costringe ad attraversarla per poterla curare. Un po' come, citando un noto filosofo italiano, suggeriva: "Di fronte al peso della memoria dobbiamo essere irragionevoli (deraisonnable)! La ragione è l'eterno cartesianesimo. Contro Cartesio, bisogna scegliere Galileo: il più bello è pensare "contro", pensare "nuovo". Spesso il ricordo impedisce la resistenza, il rifiuto, l'invenzione."

E' proprio questo che vogliamo portare avanti oggi, in una Giornata che finalmente torni a non essere scontata e che ci metta di fronte a questioni delicate e scomode, che occorre affrontare: il genocidio che si sta consumando nella striscia di Gaza non ci consente di fare finta di niente. La »memoria divisiva« è l'unica che può consentire il riconoscimento e la denuncia dei semi di razzismo dai quali sono nate e purtroppo sono di nuovo cresciute, le venefiche piante del fascismo e del nazismo

E' con questa premessa che ricordiamo oggi le vittime di tante inenarrabili tragedie verificatesi nel corso del XX secolo. Il nostro pensiero va a 17 milioni di esseri umani, donne, uomini e bambini – ebrei, ma anche rom, sinti, omosessuali, oppositori politici, persone portatrici di varie disabilità, testimoni di Geova - tutti innocenti, indifesi e inermi, trascinati nelle camere a gas e, come cantava Guccini, »passati per un camino«. Facendo memoria della liberazione del campo di sterminio di Auschwitz, da parte dell'Armata Rossa, il 27 gennaio 1945, si devono ricordare anche tutte le altre vittime del nazismo e del fascismo negli altri campi di sterminio – anche nella »nostra« Risiera di San Sabba – e nelle ricorrenti stragi attuate in Italia e in Europa, dalle SS, ma anche dalla Wermacht, come pure dalla Decima Mas. Quest'ultima, con il golpista Junio Valerio Borghese, collaborò attivamente con i soldati tedeschi in tutto il nord Italia e si rese protagonista, anche autonomamente, di rastrellamenti, vessazioni, esecuzioni di civili, torture talmente gravi da suscitare perfino le proteste dei funzionari della Repubblica di Salò. Era questa l'organizzazione onorata dai »miti vecchietti« che lo scorso sabato sono stati ricevuti con i loro inquietanti labari e con tutti gli onori nel Municipio di Gorizia.

Lo sterminio voluto da Hitler con la complicità di Mussolini, rappresenta il male assoluto, ma è anche l'esito inevitabile dell'affermarsi delle ideologie che presuppongono l'intolleranza, il razzismo, l'ipernazionalismo, il crimine sistematico, che portano il nome di fascismo e nazismo.

Nella »memoria« odierna possiamo a buon diritto aggiungere il triste e purtoppo lunghissimo elenco delle stragi di innocenti, uccisi per rappresaglia o per appartenenza culturale e religiosa. Il »mai più« dovrebbe essere amplificato dal ricordo non solo degli enormi numeri, ma anche di ogni singola vittima dell'estrema violenza che ha generato i campi di sterminio.  

V Italiji na primer se spominjamo tudi na pokole nedolžnih civilistov leta 1944: Sant'Anna di Stazzema – stotine nedolžnih in neoboroženih mrtvih –, Marzabotto – skoraj dva tisoč nedolžnih in neoboroženih umorjenih in mnogo drugih krajev, katerih imena nas opominjajo na podobne tragedije.

(Dato che quest'anno ricorre l'ottantesimo anniversario dell'evento, consentitemi anche un ricordo più »personale«. Si tratta dell'eccidio della villa del Focardo, presso Firenze dove, alla vigilia dell'arrivo degli Alleati, il 3 agosto 1944, i soldati tedeschi hanno fucilato sul posto Luce e Anna Maria – di 26 e 18 anni – soltanto perché portavano un cognome ebreo e la loro madre Nina Mazzetti, moglie di Robert Einstein, cugino diretto di Albert. Le uccisero senza pietà, davanti agli occhi delle cugine, ospiti degli zii, risparmiate perché non ebree. Una di esse era mia madre.)

Come dimenticare inoltre ciò che hanno compiuto gli italiani nella Primorska durante il fascismo e in Slovenija durante la seconda guerra mondiale? Per chi non se le ricordasse, ripetiamo le inqualificabili parole razziste di Mussolini nel 1920, ben prima dell'emanazione delle vergognose leggi razziste del 1938: Di fronte a una razza come la slava, inferiore e barbara, non si deve seguire la politica che dà lo zuccherino, ma quella del bastone. Io credo che si possano sacrificare 500.000 slavi barbari a 50.000 italiani. Ljubljana, tra il 1941 e il 1943, è stata trasformata in un campo di concentramento a cielo aperto affidato alla custodia degli italiani, da dove non si poteva né entrare né uscire. Facciamo memoria delle stragi di civili, del »si uccide troppo poco« di Robotti, dell'incendio di decine di paesi – recentemente documentato in un intenso film di Nadja Velušček e Anja Medved; non dimentichiamo i crimini fascisti attuati in Jugoslavija e in tutti i Balcani, le deportazioni e la morte di migliaia di civili – donne, bambini, anziani - deportati in quanto sloveni nei campi di Borovnica, Rab, di Gonars, Visco, Sdraussina, Kostanjevica. 

Sarebbe importante nominare una a una tutte queste vittime. Per farsi un'idea, relativa al solo mondo ebraico, nel monumento memoriale di Yad Vashem, presso Gerusalemme, una voce scandisce ogni minuto – giorno e notte - ciascuno dei nomi degli uccisi. Occorrono più di dieci anni per nominarli tutti.

Ampak "nikoli več" ostane jalovo, če ni volje za iskanje vzrokov tega, kar se je zgodilo, če se ne vrneš nazaj v zgodovino in če nisi sposoben brati sedanjosti z drugačnimi kategorijami od tistih, ki so povzročile katastrofo.

Tornando al presente, al posto di quella che ho chiamato »memoria divisiva«, chi non vuole fare i conti con l'eredità del fascismo in Italia e anche nella nostra Regione, preferisce  invocare una cosiddetta “riconciliazione pacificante”, basata sulla revisione fantasiosa o pretestuosa dei dati storici e soprattutto sulla richiesta – implicita o esplicita - di collocare sullo stesso piano le vittime e i carnefici. Va senz'altro in questa direzione la legge 92/2004, emanata a grande maggioranza dal Parlamento italiano, che fissa la data della cosiddetta »Giornata del Ricordo« il 10 febbraio. Lo stesso si potrebbe dire, se non fosse stata dimenticata perfino dagli stessi che l'hanno proposta, della »memoria e del sacrificio degli Alpini« caduti nella la battaglia di Nikolajewka, fissata con la legge 44/2022 il 26 gennaio. Queste date portano a  porre sullo stesso piano situazioni totalmente diverse, proponendo un'assoluzione generale e un medesimo criterio di giudizio.

La memoria delle immani violenze e della volontà distruttiva di intere categorie di persone, che si sono verificate nei campi di sterminio e altrove, non può essere paragonata in alcun modo con il ricordo dell'esodo volontario dall'Istria e dalla Dalmazia, degli italiani che si sono sentiti minacciati dal nuovo Stato Jugoslavo. Il dramma delle foibe, nella sua versione più nota, è l'ultima pagina della seconda guerra mondiale, voluta e scatenata da Hitler e Mussolini. E' una pagina triste, la cui interpretazione deve essere lasciata agli storici di professione, non a fiction di pessima qualità, finalizzate solo a sollecitare le emozioni degli spettatori o ai video-scoop di giornalisti che vogliono dimostrare presunte tesi precostituite. La questione può essere riportata a rivalse politiche, in alcun modo a una volontà sistematica di cancellazione dell'identità italiana. Nel rispetto della sofferenza di chi è stato coinvolto, questi atti di guerra non c'entrano con la sistematica volontà di annientamento generale di donne, uomini e bambini, propugnata e portata avanti nella soluzione finale. Un soprassalto di precisione, in questo ambito, lo si deve soprattutto alle stesse vittime, anche a quelle ricordate nei monumenti del Parco della Rimembranza, i cui nomi sono stati recentemente oggetto di un'analisi approfondita, coordinata da Anna Di Gianantonio. A questo proposito, vorrei ribadire pieno accordo con la proposta dell'ANPI, affinché il Comune si adoperi per realizzare un monumento che ricordi gli oltre tremila deportati – soprattutto sloveni, ma anche ebrei e antifascisti italiani - passati per il carcere di via Barzellini e torturati, prima di essere condotti nei campi di concentramento o anche alla fucilazione. A essi il libro di Luciano Patat ha riconsegnato un'identità e la recente traduzione in lingua slovena ha riconsegnato i nomi e i cognomi originari, forzatamente  italianizzati nel ventennio.

Insomma, l'invito alla »riconciliazione« è in realtà un tentativo di porre, anche sul piano del giudizio storico, tutto sullo stesso piano, evitando in qualsiasi modo di parlare di ciò che è scomodo e può (anzi deve) generare divisioni. 

Tako kot se pogosto omenja v teh časih v Gorici, ko govorimo o odnosu z Novo Gorico v luči Evropske prestolnice kulture.

Ko gledamo sedanjost, med neskončnimi možnimi točkami, bi izbral dve, tisto, ki se nanaša na sprejem migrantov, in tisto, ki se nanaša na svetovni mir.

Una riflessione in più meritano oggi i temi dell'accoglienza e della guerra.

Tutto il Pianeta è in movimento. I conflitti infuriano almeno in trenta Paesi e costringono alla fuga popolazioni intere. La fame falcia milioni di vite umane, mentre nel cosiddetto »Occidente« si discetta sui divani televisivi sulla differenza tra i profughi dalle guerre e i migranti economici, che non avrebbero il diritto di fuggire dalla miseria. Di fronte a questa situazione cosa succede in Italia e in Europa (e non solo)? Che non sono mai state avviate autentiche politiche di accoglienza, mentre si sono moltiplicate quelle di difesa. Il fortino occidente si difende – qualcuno vorrebbe anche con le armi – dall'arrivo di decine di migliaia di poveri. C'è già una »Giornata delle memoria« delle vittime cadute nel corso delle migrazioni, ma ha un risalto infinitesimale, quasi nessuno la celebra, il 3 ottobre di ogni anno. Papa Francesco richiama spesso l'ecatombe di migranti nel Mar Mediterraneo, ma non dimentichiamo i morti nei fiumi e boschi del Balcani, i detenuti nei campi di concentramento in Turchia, in Libia e nelle isole greche.

Ma anche sotto i nostri occhi, abbiamo tanti richiedenti asilo »di passaggio« a Gorizia, assistiti nella fase dell'urgenza soltanto dal volontariato. Chi non ricorda qualche anno fa la galleria Bombi? Chi non sa cosa accade oggi, intorno alla stazione ferroviaria e alla Casa Rossa? Come si può dire »Mai più razzismo« e respingere oltre i confini chi bussa alle nostre porte, non accorgersi delle ferite e delle piaghe dei lunghi cammini, rifiutare quelle cure che Lorena Fornasir e Gianandrea Franchi prestano in Piazza Libertà, lasciare per mesi le persone affondate nel fango del Silos di Trieste? O anche far finta di niente – nella nostra bella  Gorizia/Gorica - davanti a cento poveri che ogni sera e notte, dal pieno dell'estate fino a qualche giorno fa, si sono riparati solo con una coperta portata da chi li assiste, in balia della pioggia, del vento e del freddo autunnale? Sono esseri umani, essendo qua fra noi dovrebbero essere considerati alla stregua di ogni Goriziano, con gli stessi diritti e gli stessi doveri, non come un ingombro da rimuovere per spazzare il salotto buono della città, in vista degli avvenimenti del 2025. Mi sembra difficile gridare »Mai più il razzismo« e poi ridurre le persone a oggetti da sballottare di qua e di là, negare addirittura ogni sostegno a chi chiede soltanto di avere un luogo nel quale pregare, guardare con sospetto ogni persona portatrice di una visione religiosa o filosofica diversa dalla propria.

Riguardo alla guerra, il tema oggi è più delicato che mai.

Če, zaradi časovne omejitve, pustim ob strani Darfur, Sudan in Južni Sudan, Jemen in mnoge druge kraje "kjer zemlja gori", se bom osredotočil le na dva konflikta, ki sta danes najbolj v središču svetovne pozornosti, tudi zato, ker bi se z njihovo razširitvijo lahko prešlo iz tega, kar mnogi imenujejo razpršena Tretja svetovna vojna, v dejansko vojno y upletenostjo celotnega planeta.

In Ucraina, la situazione era chiara fin dal primo momento. L'unica soluzione possibile era e continua a essere una ed esclusivamente una, quella della trattativa tra le parti in causa, in grado di garantire i diritti di tutti, compreso le popolazioni russofone della Crimea e del Donbass. L'Europa e gli USA non hanno voluto sostenere la forte iniziativa di pace promossa fin da subito dal Vaticano e da pochi altri Paesi. Hanno deciso di inviare le armi a Zelensky e anche l'Italia – con l'accordo di quasi tutto l'arco parlamentare – sembra voler continuare su questa strada. E così, senza sostanziali cambiamenti, centomila e più giovani soldati, e migliaia di civili, russi e ucraini hanno perso la vita nei due anni di questa quanto mai definibile »orrenda carneficina« e »inutile strage«. Non si può dire »Mai più la guerra« e continuare a pensare di risolvere la situazione, soltanto continuando a inviare armi nell'Europa Orientale!

E oggi non si può evitare un cenno a quella che i credenti chiamano Terra Santa. Ciò che Israele sta compiendo a Gaza è un genocidio. Bombardare sistematicamente un territorio già di per sé ridotto alla fame, provocare la morte di oltre 10mila bambini (su 25.000 caduti finora), cos'altro si può chiamare se non genocidio? Gli attentati di Hamas del 7 ottobre sono stati un gesto efferato, da condannare senza esitazione, possono essere spiegati ma non giustificati da ottanta anni di continue vessazioni e incredibili ingiustizie subite dal popolo palestinese. La reazione dell'esercito israeliano – sostenuto dagli USA e dall'Unione Europea - è totalmente scentrata e sproporzionata. Occorre riconoscere, con il segretario delle Nazioni Unite Gutierrez,che ciò che si sta verificando non è altro che un inaccettabile massacro attuato attraverso i bombardamenti e la riduzione di un'intera popolazione al rischio di morte per fame.

No, l'attuale politica dello Stato di Israele non può essere accettata o assolta, con il riferimento al pericolo dell'antisemitismo e alle prove subite dagli ebrei durante il nazismo. L'antisemitismo è un veleno da combattere in tutti i modi possibili, la persecuzione o l'oltraggio agli ebrei in quanto ebrei è stato e continua a essere un disonore per l'intera umanità. Ma in questa Giornata della Memoria 2024,  è necessario dire forte che anche qualsiasi altra persecuzione nei confronti di donne, uomini e bambini, motivata solo dall'appartenenza culturale o religiosa, è altrettanto un disonore per l'intera umanità. No quindi – nel mondo e nella nostra Capitale europea della Cultura - a ogni forma di razzismo, all'antisemirismo come all'islamofobia, all'omofobia, al maschilismo, alla xenofobia, al nazionalismo esasperato, alla schiavitù in tutte le sue forme e a qualunque ideologia che tenda a sminuire la dignità di ogni essere umano, unico e irripetibile. Si può e si deve quindi condannare senza alcuna esitazione l'antisemitismo, ovunque si manifesti, senza per questo rinunciare a esprimere una chiara condanna della strategia di guerra adottata da Israele contro i palestinesi della striscia di Gaza.

Torej, resnično "Nikoli več, Mai più", bi bilo danes verodostojno le, če bi ga spremljala enotna volja po izkoreninjenju vsakega znaka rasizma in nacionalizma v naši družbi, po sprejetju politik gostoljubja in solidarnosti do ljudi, ki prihajajo iz vsega sveta, po odvzemu zaupanja orožju kot orodju za reševanje planetarnih problemov, po ponovnem potrjevanju poti pogajanja kot edine možne, humane in racionalne rešitve, po zahtevi za takojšnje prenehanje sovražnosti v Ukraini, po prekinitvi genocida, ki poteka v Gazi.

Forse i pensieri odierni sono stati un po' diversi, rispetto alle cose da dire ritualmente in ogni Giornata della Memoria. L'obiettivo non era quello di celebrare asetticamente la memoria di un evento del passato, ma offrire dei criteri per contestualizzarlo nel presente e rendere concreto il rituale »mai più«.

Per questo, ringraziandovi per l'attenzione, concludo ribadendo:

Smrt fašizmu, svoboda narodu!

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