martedì 15 agosto 2017

Molto fumo e poco arrosto...

Dopo la lettura dell'intervista a Debora Serracchiani pubblicata oggi sul Messaggero Veneto si prova un senso di smarrimento. Con simpatia nei confronti dell'interessata e con pieno rispetto della sua persona, le risposte sembrano infatti tutte una lunga premessa a un'argomentazione che alla fine non viene sviluppata. Mancando un'analisi dei cambiamenti socio-culturali degli ultimi quattro anni e mezzo, non si parla di problematiche complesse come quella legata alla crescita delle presenza di richiedenti asilo o di visioni internazionali condivise con la vicina Slovenia o con quei Paesi del Centro Europa che sembravano essere alla base del sogno irrealizzato di Riccardo Illy. Si sottolineano alcuni successi, molti dei quali frutto di un lavoro svolto anche dai predecessori, soprattutto in campo economico e in relazione alla (possibile) centralità strategica del porto di Trieste. E si esprime qualche leggera autocritica in relazione alla grande riforma delle autonomie locali che in realtà non è stata soltanto "troppo poco condivisa", ma ha anche creato delicati e irrisolti problemi organizzativi (non politici, ma appunto organizzativi) a tutti i Comuni che hanno accettato di entrare nelle Unioni Territoriali Intercomunali. La Regione Fvg è in grave difficoltà proprio perché mai forse come in questa legislatura si nota la distanza fra il Palazzo e le realtà territoriali, trattate a volte soltanto come laboratori sperimentali delle riforme, con scarso ascolto delle esigenze reali e quotidiane dei Comuni e delle stesse Uti. L'eliminazione delle Province prima dell'avvio condiviso delle nuove realtà ha in effetti creato dei vuoti di potere e ha moltiplicato invece che ridotto le difficoltà burocratiche. Anche sul suo personale futuro la Serracchiani è stata un po' fumosa: farò il bene del Fvg, ha detto. E chi stabilisce quale sia il bene della Regione? Forse la logica conseguenza di tale battuta è la ri-candidatura: solo in questo modo saranno i cittadini elettori e non la governatrice a stabilire, con il loro voto, quale possa essere il maggior bene per il Friuli Venezia Giulia.

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