sabato 19 agosto 2017

E se i volontari interrompessero il loro servizio?

Questa notte sono passato per la Galleria Bombi di Gorizia. Sull'asfalto, nell'umidità del luogo, dormivano decine di persone, immigrati esclusi dalle convenzioni cittadine perché in sovrannumero e costretti alla ricerca di alloggi di fortuna, via via loro negati dall'ordinanza comunale e dal processo progressivo di - orribile parola! - igienizzazione.
Al di là della critica a un'amministrazione comunale che non sembra in grado di rispondere a tale cosiddetta "emergenza", è possibile fare qualcosa perché la situazione venga affrontata o almeno presa in considerazione da chi ne ha la piena responsabilità?
Due possono essere le strade: una è quella propositiva.
Primo: requisire un ambiente grande ma confortevole, per rispondere all'arrivo improvviso di tante persone, ad esempio il PalaBigot o qualche caserma da poco dismessa in città.
Secondo: mantenere e possibilmente ampliare l'offerta d'accoglienza più strutturata con l'allestimento di un ufficio comunale apposito, in grado di coordinare l'azione del pubblico e del privato, in costante e stretto rapporto con la Prefettura.
Terzo: impostare lo sprar attraverso la ricerca di alloggi privati in città e favorire il miglioramento dei bandi sprar accelerandone le pratiche burocratiche, eliminando il 5% a carico dei Comuni e rendendo più veloce l'erogazione dei contributi per evitare contrasti insanabili tra enti amministrativi e enti gestori.
L'altra strada è quella della protesta e questa - piaccia o non piaccia - passa attraverso un possibile innalzamento della tensione sociale. In due anni la presenza sempre più numerosa a Gorizia di persone richiedenti asilo in attesa di verifica dello status da parte della Commissione non ha portato ad alcun momento di particolare tensione, se non per qualche intemperanza di stampo fascista e razzista. Ciò è accaduto grazie alla mitezza degli ospiti, ma anche al fatto che molte delle loro esigenze hanno trovato risposta nell'enorme lavoro svolto dai volontari. Essi, da una parte hanno offerto il volto umano della città ai nuovi arrivati, con una sensibilità e un'umanità straordinarie; dall'altra hanno tolto molte castagne dal fuoco all'amministrazione comunale e ad altri che per statuto dovrebbero essere preposti all'accoglienza. In cambio, hanno ottenuto scherno, derisione e addirittura l'accusa di lucrare sulla pelle dei poveri. E se in una partecipata conferenza stampa si preannunciasse la fine di ogni collaborazione, dando un ultimatum alle istituzioni? Se queste ultime si trovassero improvvisamente costrette a sopperire alle necessità immediate dei richiedenti asilo fuori convenzione, cosa accadrebbe? Se qualcosa si muovesse, l'obiettivo sarebbe raggiunto, altrimenti si creerebbe inevitabilmente un indispensabile scontro sociale e apparirebbe chiara a tutti la disumanità e l'omissione di soccorso da parte delle istituzioni.
ab

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