lunedì 10 ottobre 2022

Il Cimitero di Miren

La storia del cimitero di Miren/Merna ha fatto a suo tempo il giro del mondo. La linea di confine del 1947 lo ha infatti diviso in due parti, cosicché la teoria delle tombe era divisa dal filo spinato. Si raccontano mille episodi intorno all'assurdità di una divisione che è arrivata fino a dividere i morti, con gravi disagi per le famiglia, costrette a volte a rischiare l'arresto, se non anche qualcosa di peggio, pur di poter onorare i propri cari. Questa incredibile situazione è rimasta inalterata addirittura fino al 1974, quando il miglioramento delle relazioni tra Jugoslavia e Italia, ha consentito di spostare il confine e di farlo coincidere con il muro di cinta del camposanto. Oggi una linea retta di mattonelle arancioni ricorda ai visitatori non soltanto la fine di una vicenda che a provocato molte sofferenze nella gente, ma anche la stupidità intrinseca della guerra e delle conseguenze che essa provoca, a breve e lunga distanza di tempo. "Spomni se name" c'è scritto su ogni piastrella, "Ricordati di me", un invito a una memoria che si trasformi in impegno per la giustizia e per la pace.

Nelle stanze situate all'ingresso è stato allestito una bella esposizione documentaria, parte integrante di quello splendido "museo diffuso del Novecento" che ha permesso di cambiare destinazione alle casermette di frontiera, da luoghi deputati al controllo del passaggio delle persone e delle merci a opportune occasioni di ricordo del passato e di proiezione verso un futuro di impegno, di amicizia e di pace. Da ormai oltre quindici anni, la stazione della Transalpina, la Carinarnica tra via San Gabriele e l'Erjavčeva ulica, il Rafut, la torretta di avvistamento nei campi di Vrtojba e appunto il cimitero di Miren/Merna  sono diventati luoghi di approfondimento di ciò che è stato l'importante Novecento Goriziano, attrattivi e didatticamente molto ben allestiti. Naturalmente in Slovenia. Dalla parte italiana, nonostante le proposte portate già a partire dal 2007 dalla rivista Isonzo Soča a livello mediatico e in Consiglio Comunale soprattutto da Anna Di Gianantonio e dagli altri consiglieri del Forum per Gorizia, si è fatto ben poco. A parte l'appena inaugurata ma non ancora aperta e custodita sede del Rafut, la casa di Salcano è stata venduta ai privati, le strutture di Via San Gabriele, Šempeter e Merna sono in rovina e di un lavoro concordato con il Goriški Muzej restano solo l'auspicio e il desiderio. E' stata un'altra occasione perduta, una carenza grave nella possibilità di conoscere in maniera intelligente, costruttiva e coordinata il passato antico e recente di questa terra.

Già che ci si è, si segnala un'altra delle tante curiosità che si possono incontrare nel piccolo, ma storicamente importante cimitero. Una statua colpisce e attira subito l'attenzione. C'è una lunga scritta che giustifica tanto onore. Il defunto si chiamava Giuseppe Giovanni Marussig. Doveva essere un tipo in gamba, dal momento che viene ricordato come straordinario da familiari e amici "inconsolabili". In realtà è stato anche un po' sfortunato, vissuto poco più di 55 anni e morto poco dopo aver raggiunto la pensione, dopo 33 anni di lavoro. Ah sì, che lavoro? E' stato esperto capitano marittimo, al servizio del Lloyd Austro Ungarico. Un po' strano vero? Un uomo nativo di Miren, località ai piedi del Carso relativamente distante dal mare, diventa "valoroso" solcatore delle onde del Mediterraneo e - ci si può immaginare - anche dell'Oceano. 

Insomma, tutto ciò per dire che una breve visita il cimitero di Merna se la merita, magari accompagnata dall'acquisto dei buoni e sani prodotti della terra che gli agricoltori della zona quasi ogni giorno vendono nei paraggi. 

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