mercoledì 20 luglio 2022

Una giornata di fuoco e di fumo

Il Sabotino "attaccato" dal fumo (Foto Nevio Costanzo)
Giornata di fuoco, oggi, in senso fisico e politico.

La Regione Friuli Venezia Giulia e la Primorska slovena sono punteggiate di gravi incendi, interi paesi sul Carso sono stati evacuati e le fiamme distruggono grandi boschi, uccidono tanti animali. Ma i roghi si moltiplicano anche altrove, nelle valli del Natisone, in Val Resia e in tanti altri bellissimi luoghi. il fumo incombe sulle città e diventa difficile respirare. Che disastro! Personale molto addestrato - in unità d'intenti sloveni, croati e italiani - si prodiga per arginare la catastrofe ma gli sforzi vengono vanificati dalle fiamme e dal vento. Si moltiplicano i commenti, mentre la temperatura media non accenna a diminuire e i fiumi sono sempre più secchi, il letto del Torre, visto dal ponte tra Villesse e Ruda, è ormai una vera e propria foresta. C'è chi richiama i sintomi di un evidente e clamorosamente presente riscaldamento globale, i negazionisti tacciono smarriti di fronte a fenomeni macroscopici, che sarebbe stato facile prevedere e arginare... C'è chi ritiene che i roghi siano provocati da qualche piromane incosciente, tuttavia, anche se non ci si può più stupire di niente, risulta davvero difficile credere che la stupidità umana possa arrivare fino a livelli di questo genere. C'è anche, per fortuna, chi orgnaizza raccolte di generi di ogni tipo per alleviare la fatica del gasilci e dei vigili del fuoco, chi mette a disposizione la propria casa o i propri campi per ospitare persone sfollate o animali terrorizzati e questa gara di solidarietà, generosità e amicizia, suscita un autentico sorriso di speranza.

La Politica nazionale ha intanto rappresentato oggi un'ennesima giornata da dimenticare. Alla fine di essa il Senato, grazie a una serie di giochetti inqualificabili, approva una risicata e minoritaria fiducia al presidente del Consiglio Mario Draghi. Ma hanno perduto tutti. Ha perduto il premier, presentatosi di prima mattina in Palazzo Madama con un discorso teso a chiedere una fiducia ampia e coesa, in altre parole veri e propri pieni poteri, sulla base del proprio punto di vista sull'Italia e sul Mondo, sostenuto anche da un - a suo parere - evidente consenso degli italiani. Ne esce con numeri risicatissimi, impossibili da sostenere in vista del voto di domani alla Camera ma soprattutto di un eventuale prosecuzione del suo mandato fino alla fine della legislatura. Hanno perduto gli ex sostenitori, appartenenti al centro destra, autori di un'ignobile manfrina finalizzata esclusivamente alla raccolta di consensi alle prossime elezioni, un cinismo e un opportunismo tali da scandalizzare perfino una forzitalista di lungo corso quale Maria Stella Gelmini, che ha annunciato l'uscita immediata dal partito. Ha perduto il cosiddetto centro sinistra governativo, totalmente ripiegato sui voleri di Draghi, anche all'incomprensibile costo di evitare qualsiasi distinguo rispetto all'invio delle armi all'Ucraina, alle forme di lotta alle povertà e a una presa di distanza dall'ipercapitalismo di una parte consistente dell'Unione europea. E hanno perduto anche gli oppositori di Draghi "da sinistra", impotenti pur nella consapevolezza di costituire una rappresentanza parlamentare di gran lunga inferiore alla reale forza di tante persone che nel Paese si dimostrano estremamente preoccupate di una deriva antidemocratica, di fatto guerrafondaia e ripiegata sulle linee di forza dell'Alleanza Atlantica. In sintesi, meno armi più welfare, oppure, dati i tempi, meno bombardieri e più Canadair! 

Non è un dramma tornare a votare in questa situazione, non è un mistero che il Parlamento e il Governo attuali siano lontani anni luce, sia dalle scelte elettorali nazionali del 2018 che dalle indicazioni più o meno scientifiche offerte dai mille sondaggi quotidiani. Prima o poi lo si deve fare, se non in autunno in primavera e ogni momento porterà con sé situazioni drammatiche da affrontare con coraggio, sicurezza e determinazione. Non si può continuare in questo modo, già il Mattarella bis aveva dimostrato l'incapacità di prendere importanti decisioni in momenti così difficili come quelli attuali. Anche Draghi non è l'uomo della Provvidenza, la fine del suo governo non è la fine del mondo, solo un'ulteriore prova della necessità di voltare pagina e di aprire una nuova stagione politica. Migliore o peggiore dell'attuale? Nessuno ha la sfera di cristallo, ma davvero non si può proseguire ancora con questa interminabile legislatura. 

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