martedì 24 maggio 2022

Tacere bisognava e andare avanti...

Ricoveri sul Monte Sabotino
Il Piave mormorava calmo e placido, al passaggio dei primi fanti il ventiquattro maggio. Muti passaron quella notte i fanti, tacere bisognava e andare avanti... 
E' un anniversario tragico quello odierno, tanto più inquietante se si pensa che fino a non molti anni fa la data era considerata festa nazionale e che in molte città una delle vie principali è tuttora dedicata al XXIV maggio.
Secondo alcuni, la memoria dell'avvenimento coincide con la presa di coscienza della dignità degli italiani, dal momento che ancora fino a quel momento non si era compiuta quell'unità del Regno già conquistata militarmente e politicamente meno di cinquanta anni prima.
Ci vuole una certa fantasia nell'immaginare che serva una terribile guerra per offrire a un popolo l'occasione per sentirsi coeso, come se l'identità dipendesse soltanto dallo stringersi gli uni agli altri, dall'essere pronti a perdere la propria vita e a toglierla quanto più possibile al "nemico", identificato con una reale o più frequentemente inventata minaccia.
In fondo le dinamiche sono sempre le stesse. In nome di un immaginario collettivo, sapientemente costruito da chi gestisce le leve del Potere, si scatenano i più violenti istinti che albergano nel cuore dell'uomo, trasformando normali controversie risolvibili con l'intelligenza e la trattativa, in tremendi bagni di sangue, dove i contendenti fanno a gara per dimostrare di essere più crudeli e più efferati degli altri.
La guerra non è solo combattimento sul campo, già questo impressionante per la sua insensatezza e follia, ma è anche un corollario spaventoso di orrori dipendenti da una forza di Male del tutto sconosciuta nell'ambito del resto del regno animale.
E allora? Allora in questo 24 maggio è giusto pensare a chi ha perso la vita, a causa della scellerata decisione di portare l'Italia nel cuore dell'inutile strage e orrenda carneficina che è stata la prima guerra  mondiale. Dai sacrari di Oslavia, Caporetto e Redipuglia, come dalle centinaia di piccoli cimiteri ancora in parte visibili nelle valli dell'Isonzo e del Vipacco, si leva una potente voce che all'unisono, in tante diverse lingue, grida "mai più la guerra, mai più generazioni di giovani mandate al macello da governanti insipienti e generali troppo obbedienti". E' un urlo purtroppo inascoltato, coperto ancora dal sibilo delle bombe e dal fragore delle distruzioni, in Ucraina come nello Yemen, nel Tigray e in troppi altri luoghi del mondo. E mentre sembrano aggiungersi altri possibili capitoli in questa storia di massacri infiniti, il pensiero corre a ogni vittima, con un moto di compassione e di pietà.
Tra il 24 maggio 1915 e il 4 novembre 1918 il tristo mietitore ha avuto molto lavoro. Solo per ciò che concerne l'Italia, si calcolano circa 1.200.000 morti, quasi metà dei quali - numero dimenticato! - civili non impegnati in trincea. Sono una piccola parte del numero di 17 milioni di morti, quasi tutti giovani falciati sui campi di battaglia della prima guerra mondiale.
L'unico ricordo sensato è quello che induce a bandire la guerra dalla storia, a cancellare gli arsenali militari e a istituire un efficace arbitrato internazionale in grado di dirimere i conflitti con la forza dell'intelligenza, del dialogo e della nonviolenza.

1 commento:

  1. Condivido assolutamente che le guerre dovrebbero essere bandite per sempre per tutte le ragioni elencate in questo blog ma......questo lo dovrebbe pensare l'intera umanità e non vedo, purtroppo tanti segnali in tal senso, anzi....vedo rigurgiti di violenza , sento molto spesso il famoso detto " dente per dente"

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